Nessuna persona può essere licenziata perché omosessuale o transgender. Lo ha stabilito con una sentenza storica la Corte Suprema degli Stati Uniti.
La decisione è stata presa a maggioranza, 6 a 3: il dato più rilevante è che il presidente della Corte John Roberts e il giudice conservatore Neil Gorsuch hanno votato con i giudici di nomina democratica. A votare contro i giudici Samuel Alito, Brett Kavanaugh e Clarence Thomas.
Pertanto, anche i lavoratori Lgbti, rientrano tra le persone tutelate dalla normativa. Si riconosce, inoltre, che ove si parli di ‘sesso’, non ci si riferisce solo alla potenziale discriminazione delle donne.
«Un datore di lavoro – si legge nella sentenza – che licenzia un individuo per il fatto di essere omosessuale o transgender licenzia quella persona per caratteristiche o azioni che non avrebbe messo in discussione in persone di sesso diverso».
La sentenza della Corte Suprema avrà un impatto decisivo per gli oltre 8 milioni di lavoratori Lgbti in tutto il Paese. Nella maggior parte degli Stati Uniti infatti non esistevano tutele in tal senso.
Negli anni della presidenza di Barack Obama la Commissione federale Equal Employment Opportunity aveva sostenuto un’interpretazione della legislazione sui diritti umani che andasse in questa direzione. L’amministrazione Trump, invece, si stava muovendo in modo opposto. Questa sentenza riapre il dibattito in una nuova prospettiva.