Antonia Monopoli è una di quelle persone che sanno immediatamente conquistarti al solo sentirle parlare. Una vita, la sua, vissuta nella ricerca costante di affermare la propria identità e dignità attraverso un lungo e non facile percorso, che l’hanno portata a essere una delle più impegnate attiviste transgender del panorama italiano. Attivismo, che si è concretato negli anni attraverso il servizio e la responsabilità del Servizio Trans di Ala Milano.
Il 22 giugno Antonia è stata vittima di un doloroso episodio di transfobia, di cui ha dato lei stessa notizia con un post su Facebook: «Si dice che il buongiorno si vede dal mattino. Ciò che mi è successo questa mattina non lo auguro neanche al mio peggior nemico. Qui ci vuole una legge contro l’omobilesbotransfobia».
Di seguito il racconto: «Ogni tanto mi viene il pallino di volermi prendere un diploma e su Facebook c’era un annuncio di una scuola privata, di cui non ricordo il nome. Ho quindi cliccato per prenotare una consulenza. Sono giorni che mi chiama un numero di telefono di rete fissa e cellulare: io avendo poco tempo non ho mai risposto. Stamattina dopo tante insistenze ho risposto. Dall’altra parte del telefono ho sentito la voce di un uomo extracomunitario, il quale ha chiesto di parlare con Antonia Monopoli. Gli ho risposto che ero io. Lui mi dice che la voce è di un uomo e preferisce parlare con la signora.
Io tranquillamente gli ho detto che sono un ex uomo e sono una donna transgender. Lui di risposta mi ha mandato a fanculo e ha chiuso il telefono. Poi mi ha richiamato e mi ha detto: “Conosci la storia di Hitler?”. Io ho risposto: “Certo”. Lui: “La gente come te deve andare a finire nei forni crematori“. Poi ha chiuso».
Innumerevoli sono stati i messaggi di solidarietà pervenuti telefonicamente o via social ad Antonia, che ieri sempre su Fb, nel ringraziare per la vicinanza, ha raccontato quanto successo in seguito.
«Devo dire però – così nel secondo post – che la giornata di ieri è stata terminata da altre telefonate del signore che ho sentito ieri mattina, il quale mi ha chiamata con un numero di telefono differente ma sempre con lo 02 iniziale. Stavo cenando a mezzanotte circa: mi squilla il telefono e io non ho risposto. Squilla ancora e ho pensato dentro di me: “Ora rispondo e gli/le dico che non è orario per chiamare la gente a meno che non sia un’urgenza”. Non faccio neanche in tempo a dire: “Pronto”, che sento la stessa voce di ieri mattina che mi dice: “Dove sei puttana?” con una voce importante e aggressiva. Al che io ho chiuso la comunicazione velocemente e con la paura in corpo. Mi son detta: “Questa è una persecuzione, che male avrò fatto nei confronti di questa persona per essere trattata in questa maniera?”. Io non riesco a capire ancora oggi e ho paura che la situazione si aggrava».
Antonia, la cui storia è stata raccontata sempre ieri da Elena Tebano su Il Corriere della Sera, ha dichiarato a Gaynews di essersi rivolta all’avvocato Gianmarco Negri, che ha già depositato una denuncia nel merito. Anche alla luce di quanto capitatole ha deciso di aderire alla campagna nazionale Da’ voce al rispetto per l’approvazione della legge in materia di prevenzione e contrasto alle violenze e discriminazioni per orientamento sessuale, identità di genere e genere.