«Qualcosa deve essere andato storto all’onorevole Alessandro Zan del Pd, forse perchè si sarà reso conto che noi le leggi le leggiamo e le contestiamo punto per punto. Caro onorevole, è solo l’inizio».
Così dichiaravano tronfiamente, il 26 giugno, Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia, in merito all’annullamento della conferenza stampa di presentazione del testo unificato del ddl contro l’omotransfobia e la misoginia. A parte che essa si è poi tenuta il 1° luglio, una volta depositato il testo il 30 giugno, e che, in ogni caso, sia Brandi sia Coghe non avevano potuto leggere il ddl cinque giorni prima, deve essere andato storto qualcosa proprio a loro.
Infatti, il 27 giugno, veniva comunicato da Massimo Gandolfini l’annullamento della manifestazione romana contro la legge, prevista in piazza del Popolo l’11 luglio. Manifestazione, ridotta a sit-in davanti a piazza di Montecitorio e slittata al 16, sempre in difesa di una libertà d’espressione, che, pur non essendo minimante conculcata nel ddl Zan, continua a essere invocata come spauracchio.
Le motivazioni addotte quelle relative al distanziamento sociale «data l’affluenza prevista», pur restando in piedi le altre 100 piazze italiane (al momento, in realtà, ne sono una trentina) per l’11 luglio.
Ma la decisione ha creato non poco sconcerto tra le stesse file dei gruppi conservatori al punto che sulla pagina Fb Restiamo liberi – 100 piazze per la verità, veniva pubblicato, il 27 giugno, un lungo post dal titolo I buoni generali non abbandonano i soldati in trincea.
«Noi non siamo gli organizzatori di RestiamoLiberi – così nel testo – ma avendo sostenuto la manifestazione dal primo istante, per noi la decisione presa oggi dagli organizzatori e in particolare comunicata da Massimo Gandolfini del Comitato Difendiamo i Nostri Figli oggi è irricevibile.
Gli organizzatori conoscevano benissimo le limitazioni delle manifestazioni di piazza, tanto e vero che gli stessi meno di 10 giorni hanno coordinato il flash-mob in difesa delle scuole paritarie. La scelta di dare delle motivazioni evidentemente posticce alla scelta di sospendere a settembre la manifestazione prevista l’11 luglio a P.zza del Popolo a Roma e di lasciare al contempo tutte le altre piazze attive porta ad un’inevitabile perdita di credibilità dei soggetti organizzatori e promotori, che lasciano si responsabili locali delle singole piazze un fardello che loro non vogliono prendersi. A cosa serve questa differenza di trattamento, se non ad osservare come vanno le altre piazze e decidere in base all’esito di queste cosa fare dopo?
Un atteggiamento ingiustificabile, da generali rintanati al sicuro a miglia dal fronte che non si vergognano di chiedere sacrifici alle truppe. Chiediamo che i referenti delle singole piazze si dissocino dagli organizzatori e offriamo questa pagina come canale per gestire la comunicazione degli eventi che dovessero essere confermati, a condizione che non siano diretti da quegli organizzatori che hanno dimostrato di non essere adeguati a guidare una vera iniziativa popolare».
Se lo stupore è motivato, non meravigliano i malumori serpeggianti nella variegata galassia dei pro life e pro family. Negli ultimi anni, ad esempio, continuano a volare stracci tra Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, e Massimo Gandolfini e il suo braccio parlamentare, il senatore Simone Pillon.