«Accogliendo la disponibilità dell’Ufficio del Garante per un approfondimento della tematica, informo che già nei prossimi giorni sarà avviato dai competenti uffici del ministero dell’Interno, un confronto sul tema».
A dirlo oggi la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese rispondendo, nell’ambito del question time in Senato, all’interrogazione, che le aveva poco prima rivolto Monica Cirinnà circa la dicitura “padre” e “madre” sulle carte di identità elettroniche di minorenni valide per l’espatrio. Dicitura, voluta nel 2019 dall’allora titolare del Viminale, Matteo Salvini, che modificò il precedente decreto ministeriale prevedente la dicitura “genitori”.
«All’esito delle interlocuzioni – ha aggiunto Lamorgese – potranno essere definiti gli ambiti di intervento che dovessero evidenziarsi come necessari. Una volta quindi pervenuti ad una complessiva valutazione sul tema potrà essere considerato il conseguente adeguamento dei software idonei a immettere i dati relativi alle domande di rilascio della carta di identità elettronica per l’espatrio da parte di coppie omogenitoriali essendo comunque necessaria una previa modifica regolamentare. Il Garante per la protezione dei dati personali ha di recente comunicato di aver ricevuto segnalazioni in merito a delle criticità nell’applicazione del decreto ministeriale del 2019, in relazione ai profili riconducibili alla protezione dei dati e alla tutela dei minori, manifestando la disponibilità per l’individuazione di interventi finalizzati alla loro soluzione».
La ministra ha quindi ricordato come «il 9 gennaio scorso il Tar del Lazio abbia dichiarato l’inammissibilità per difetto di giurisdizione di quattro ricorsi giurisdizionali, volti ad ottenere l’annullamento delle disposizioni del decreto ministeriale del 2019, ritenuto illegittimo per violazione di plurime disposizioni di legge. Ad oggi non risulta che i ricorrenti abbiano riassunto le cause dinanzi al competente giudice ordinario».
La senatrice Monica Cirinnà, responsabile del Dipartimento diritti del Pd, si è detta «molto soddisfatta dalla risposta che la ministra Lamorgese ha voluto fornire all’interrogazione a risposta immediata che le ho rivolto oggi in Aula, a proposito del rilascio delle carte di identità elettroniche valide per l’espatrio ai bambini delle famiglie arcobaleno che, dopo il decreto Salvini del gennaio 2019, non possono ottenere un documento con l’indicazione di entrambi i genitori. Esistono oggi in Italia bambine e bambini che, pur avendo due mamme o due papà sull’atto di nascita, non possono ottenere un documento corrispondente alla loro identità perché la modulistica e il sistema elettronico riconoscono solo due genitori di sesso diverso. Questo è evidentemente inaccettabile e bisogna porre rimedio.
Accolgo dunque con favore l’impegno della ministra, che ci ha comunicato che sono già in corso approfondimenti e che, molto presto, si potrà giungere a una soluzione favorevole. Parliamo di bambini che esistono, vivono nelle nostre comunità, sono compagni di banco e di giochi dei nostri figli: non possiamo tollerare che restino, di fronte alla legge, bambini di serie B».
Soddidfazione ha espresso anche l’ex senatore Sergio Lo Giudice, componente di Famiglie Arcobaleno, che su Facebook ha fra l’altro scritto: «Oggi la ministra dell’Interno ha risposto in Senato a un’interrogazione di Monica Cirinnà (come sempre sul pezzo) sull’impossibilità di ottenere la carta d’identità per i bimbi arcobaleno, a seguito di un altro scandaloso decreto del Capitone del gennaio 2019.
Lamorgese ha annunciato che sarà intrapreso un percorso di modifica regolamentare e poi di adattamento dei software utilizzati per l’inserimento dei dati anagrafici, rendendo finalmente possibile agli uffici di stato civile di registrare i bimbi con due mamme o due papà. Insomma: Houston abbiamo un problema , anzi più di uno, all’anagrafe (senza parlare dei certificati residenza ai senza dimora o dell’iscrizione dei figli di stranieri). Lo Stato civile non è un neutro apparato burocratico, ma la casa comune in cui può essere riconosciuto o negato il principio di uguaglianza dei cittadini scolpito nell’art.3 della Costituzione. Forse finalmente abbiamo una ministra dell’Interno che intende farsi carico di questa importante responsabilità».