Quatto mesi di reclusione con sospensione condizionale e risarcimento di 3000 euro ad Arcigay Rainbow Vercelli-Valsesia per il post «Ammazzateli tutti ste lesbiche gay e pedofili», per il quale aveva chiesto il patteggiamento. Questa la pena irrogata dalla Procura vercellese all’ex medico Giuseppe Cannata, che dopo le parole incriminate fu costretto a dimettersi da vicepresidente del Consiglio comunale del capoluogo piemontese (ma non da consigliere comunale) e autosospesosi da Fratelli d’Italia dopo un tweet di condanna da parte di Giorgia Meloni.
Ma non bastevole per il locale comitato d’Arcigay, che in un comunicato ha osservato: «Troppo, troppo pochi, a nostro avviso. Ed è per questo che sabato scorso abbiamo aderito alla manifestazione Spazza l’odio, organizzata (all’interno della rete nazionale Da’ voce al rispetto) dal Pd biellese in sostegno dell’approvazione della legge contro l’omotransfobia che si sta discutendo in questi giorni in Parlamento. Il tutto nel totale silenzio anche delle forze politiche di minoranza della nostra città, con in testa il Pd che chissà quando deciderà di esporsi per i diritti di chi è discriminato senza la paura di perdere consenso».
Poi il j’accuse al Consiglio comunale per il silenzio omertoso: «Noi – così ancora il direttivo di Arcigay – avevamo chiesto al Consiglio un segnale di distacco dalle parole di Cannata. In tante città italiane le amministrazioni hanno esposto bandiere arcobaleno nel mese del Pride, o colorato i monumenti cittadini, mentre a Vercelli dà fastidio esporre una bandiera. Cara giunta Corsaro, abbiamo capito di farvi schifo: i vostri segnali sono stati eloquenti e mai contraddittori».
Quindi l’affondo finale: «Guardatevi allo specchio, e chiedetevi se siete fieri di contribuire con l’indifferenza e l’omertà all’omofobia di chi invita ad ucciderci. Noi siamo ancora qua, e dovrete seguire davvero i consigli del Cannata ammazzandoci tutti per metterci a tacere».