Andrzej Duda, rieletto per un secondo mandato presidente della Polonia al ballottaggio del 12 luglio scorso , ha prestato oggi giuramento davanti all’Assemblea nazionale riunita in seduta comune presso il Sejm, Camera bassa del Parlamento. Presente alla cerimonia il predecessore Aleksander Kwaśniewski: assenti invece sia gli ex Capi di stato Lech Wałęsa e Bronisław Maria Komorowski sia i leader dei partiti d’opposizione.
«Non vogliamo assistere – ha scritto Borys Budka di Platforma Obywatelska (Po) – al giuramento alla Costituzione di un presidente che negli ultimi cinque anni l’ha più volte violata».
Dopo il giuramento Duda ha dichiarato di voler «essere il presidente di tutti», non senza ribadire che avrebbe tutelato, nell’accezione tradizionale del termine, «la famiglia come la prima pietra della società, come il nostro bene più prezioso».
Ricordando come in campagna elettorale Duda abbia attaccato più volte le persone Lgbti, come portatrici di una forma di neo-bolscevismo arcobaleno più pericolosa del comunismo (facendo così il verso all’arcivescovo di Cracovia Marek Jędraszewski, che aveva utilizzato lo stesso argomento lo scorso anno), deputate e deputati di Lewica (Sinistra, ndr) hanno indossato mascherine rainbow e indossato abiti dalle diverse tonalità sì da formare insieme i colori della bandiera Lgbti.
«Volevamo ricordare al presidente Andrzej Duda che nella Costituzione c’è una garanzia di uguaglianza per tutti – ha detto la deputata Anna-Maria Żukowska –. Non vogliamo una situazione simile durante il suo prossimo mandato come quella che si è verificata durante la sua campagna, quando il presidente ha disumanizzato le persone Lgbti negando loro il diritto di essere persone».
La deputata Wanda Nowicka ha invece consegnato al nuovo presidente la richiesta di intervenire a favore delle attiviste recentemente perseguitate e arrestate dalla polizia a Varsavia, per aver collocato bandiere arcobaleno sul Cristo portacroce e su altri monumenti pubblici.