Utilizzando il trito argomento dell’«ognuno a casa sua fa quello che vuole», cavallo di battaglia dei comizi elettorali da due anni a questa parte, ma piegandolo all’attuale tema del ddl contro l’omotransfobia e la misoginia secondo il cliché di “legge bavaglio alle opinioni” imperante nella propaganda di destra, Matteo Salvini è tornato ad attaccare frontalmente il testo normativo, approdato il 3 agosto in Aula della Camera, di cui è relatore il deputato dem Alessandro Zan.
Ieri pomeriggio a Tirrenia – frazione balneare di Pisa voluta nel 1932 da Costanzo Ciano, consuocero di Benito Mussolini, e da Guido Buffarini Guidi, futuro ministro dell’Interno sia dell’allora Regno d’Italia sia della Repubblica sociale italiana –, nel corso del tour a sostegno della leghista Susanna Ceccardi, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Toscana, il segretario del Carroccio ed ex ministro dell’Interno ha così infatti dichiarato:
«Pensate che con tutti i problemi che ha l’Italia sapete qual è la priorità del Pd e dei Cinquestelle in Parlamento nelle prossime settimane? La legge bavaglio sulla cosiddeta omofobia, che è ‘na roba… Attenzione, per me lo Stato meno fa, meglio è. Lo Stato non deve entrare nei negozi con gli studi di settore, perché non può essere uno Stato a decidere quanto guadagna un commerciante, un artigiano, una partita Iva, un libero professionista. Sarà a lui a decidere quello che deve fare, quello che…
Dunque lo Stato non entra in negozio, men che meno lo Stato entra in camera da letto. Fra le centinaia di persone che ci sono qua, che ci sono – invidia per voi – in costume in spiaggia, a me non interessa se stasera andate a cena, andate a passeggio, andate a teatro o non mi interessa con chi andate a fare l’amore: ognuno a casa sua fa quello che vuole, con chi vuole, quando vuole senza che sia lo Stato a doversene occupare e senza che nessuno debba essere discriminato per le sue scelte di vita, per le sue scelte sentimentali e familiari».
Per arrivare alla conclusione: «Però mi fa paura una legge che processa qualcuno che sostiene il diritto del bambino ad avere una mamma e un papà, a venire al mondo se ci sono una mamma e un papà, a venire adottato se ci sono una mamma e un papà. Non è discriminazione. Il bimbo ha bisogno della mamma e del papà. Gli adulti facciano quello che vogliono da grandi, ma non paghino i bambini l’egoismo degli adulti. Giù le mani dai bambini, dalle mamme e dai papà. E voglio dirlo io senza andare a processo. Vabbè che c’è ne ho altri di processi. Quindi, uno più, uno meno. Però è una questione di principio, di cultura, di libertà, di democrazia».
Ma, come noto, l’originario testo unificato del disegno di legge già non prevedeva l’estensione dell’art. 604bis alla fattispecie della propaganda delle idee e, in quello approvato, il 29 luglio, dalla Commissione Giustizia della Camera, è stato inserito un nuovo articolo (l’attuale 3), che ha recepito l’emendamento proposto dall’ex forzista Enrico Costa e ribatezzato come “salva idee”, in cui viene ribadito il disposto dell’art. 21 della Costituzione sulla libera manifestazione di pensiero.
Giustamente Alessandro Zan ha così replicato, subito dopo, a Salvini via Twitter: «Salvini sul ddl contro omotransfobia e misoginia è diventato un disco rotto. Mente sapendo di mentire. È semplicemente vergognoso utilizzare la libertà di espressione per diffondere quotidianamente fake news e non estendere diritti che in Italia sono ancora negati. Speculare elettoralmente per frenare il crollo nei sondaggi della Lega, svilendo la dignità delle persone, non è degno di chi ricopre cariche istituzionali democratiche».
#Salvini su ddl contro #omotransfobia è disco rotto. Mente sapendo di mentire. Vergognoso usare la scusa della libertà di espressione per non estendere diritti che ancora in #Italia sono negati. Basta fake news per speculare su vita e dignità delle persone.
— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) August 8, 2020
Gli ha fatto eco la senatrice Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5s a Palazzo Madama e prima firmataria di una proposta di legge in materia (ripresentata alla Camera dal deputato Mario Perantoni e confluita nel testo base unificato in discussione), che in una nota ha osservato: «Sulla legge di tutela delle persone Lgbt, le cose non possono che essere due e due soltanto: o Salvini fa consapevolmente campagna terroristica strumentalizzando i bambini, oppure non sa quello che dice. Non so quale delle due ipotesi sia peggiore. I bambini e i loro diritti non hanno nulla a che fare con questa legge e Salvini potrà continuare ad esprimere le proprie idee in fatto di famiglia. Quello che non si potrà fare è discriminare, escludere e incitare all’odio sulla base del sesso, del genere, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
In Germania anche il partito di destra più estremo – Afd – ha capito che i diritti civili non possono essere terreno di scontro ideologico strumentale, infatti ha a capo una donna lesbica dichiarata. Aspettiamo con fiducia che lo capisca anche la Lega. E che aggiorni il proprio lessico e armamentario propagandistico con qualcosa di più credibile».