Dopo l’annullamento della marcia dell’orgoglio Lgbti, prevista in giugno, per la pandemia da Covid-19, il 14 agosto è iniziato il Budapest Pride Festival, che si protrarrà fino al 23 prossimo. La kermesse, caratterizzata da eventi culturali e ludici nel pieno rispetto delle norme di distanziamento sociale, assume quest’anno un significato particolare, ricorrendone il 25° anno di fondazione.
Ma gli inizi del festival sono stati turbati da due incursioni, rispettivamente verificatisi il 14 e il 16 agosto al Municipio della 9° Circoscrizione e dal Palazzo di Città di Budapest, dalle cui facciate sono state strappate le bandiere arcobaleno (poi bruciata nel primo caso, gettata in un cassonetto della spazzatura nel secondo) fatte issare per l’occasione da Krisztina Baranyi e Gergely Karácsony. Proprio Karácsony, che dal 13 ottobre è sindaco di Budapest, aveva annunciato sabato con un lungo post su Facebook il significato di un tale gesto.
Gli autori dei due atti vandalistici (un ultras per l’incursione del 14 agosto, il vicepresidente del partito d’estrema destra Mhm, Előd Novák, per quella del 16) sono stati arrestati dalla polizia. Presa di distanza per quanto successo anche da parte del Governo, che attraverso un portavoce ha ribadito che le autorità stanno facendo il loro lavoro essendo l’Ungheria uno Stato in cui le leggi si rispettano.
Ferma condanna per quanto accaduto è stata espressa dall’ambasciatore degli Stati Uniti, David B. Cornstein, che in una nota ha dichiarato: «La libertà di espressione è un diritto fondamentale che dovrebbe poter essere esercitato senza intimidazioni. I neonazisti o altri gruppi di odio non dovrebbero essere tollerati in nessuna società. Siamo particolarmente turbati da questi incidenti visto l’attacco simile contro il centro comunitario Auróra lo scorso ottobre. È sempre importante tutelare i diritti delle persone in modo che vi sia parità di protezione ai sensi della legge per tutti gli ungheresi, compresi quelli della comunità Lgbti».