Frederic Block, giudice della Corte distrettuale per le contee Kings, Nassau, Queens, Richmond, and Suffolk (Eastern District) di New York con una popolazione di otto milioni d’abitanti, ha ieri bloccato l’entrata in vigore – prevista per oggi – di un provvedimento dell’amministrazione Trump, che ha spogliato di tutela le persone transgender vittime di eventuale discriminazione in ambito sanitario.
Secondo il regolamento, emesso il 12 giugno scorso dal Dipartimento della salute e dei Servizi umani, l’Affordable Care Act del 2010 (più noto come Obamacare), che, oltre alle discriminazioni basate su razza, colore, nazionalità, età e disabilità in qualsiasi programma o attività sanitaria finanziata a livello federale, vieta anche quelle “sulla base del sesso”, non si estenderebbe a consimili condotte in riferimento all’identità di genere. Una sconfessione, dunque, del regolamento del 2016, con cui l’amministrazione Obama aveva specificato che le discriminazioni basate sul sesso includono anche quelle per identità di genere.
Nel motivare la sua decisione Block ha fatto esplicitamente riferimento, come termine di paragone imprescindibile, alla recente sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, che il 15 giugno ha stabilito come il titolo VII del Civil Rights Act del 1964, che vieta le discriminazioni da parte dei datori di lavoro sulla base di razza, colore, religione, sesso o origine nazionale, sia da estendersi anche a quelle per orientamento sessuale o identità di genere.
«Quando la Corte Suprema – così Block – pronuncia una decisione importante, sembra una cosa sensata fermarsi e riflettere sull’impatto di essa».
Il provvedimento dell’amministrazione Trump era stato subito contestato da due donne transgender, Tanya Asapansa-JohnsonWalker e Cecilia Gentili, tramite Human Rights Campaign. «Siamo lieti – così il presidente di Hrc, Alphonso David – che la Corte abbia riconosciuto questo regolamento irrazionale per quello che è: una discriminazione pura e semplice».