Impegno del Presidente della Regione e della Giunta regionale a manifestare presso il Parlamento della Repubblica Italiana la più ferma opposizione alla proposta di legge sulla omotransfobia, a firma Zan – Scalfarotto.
S’intitola così, e per giunta in maniera erronea (il testo unificato del ddl in discussione alla Camera raccoglie infatti le proposte di legge in materia di Giusi Bartolozzi, Laura Boldrini, Mario Perantoni, Ivan Scalfarotto e Alessandro Zan, che ne è il relatore), l’atto nr. 398 in forma di mozione che, presentato dai consiglieri leghisti della Regione Umbria Stefano Pastorelli, Paola Fioroni, Daniele Carissimi, Daniele Nicchi, Francesca Peppucci, Eugenio Rondini e Valerio Mancini, sarà in discussione l’8 settembre a Palazzo Cesaroni nel corso della XX° Sessione straordinaria dell’Assemblea legislativa.
Le motivazioni addotte alla “più ferma opposizione» sono invero le stesse, cui ci hanno abituato da mesi esponenti dei partiti di destra (Fratelli d’Italia e Lega) e della variegata galassia ultraconservatrice dei cosiddetti gruppi pro life e pro family: si va così dall’esistenza di «norme che tutelano la dignità e il decoro delle persone e la loro integrità fisica e psicologica» e aggravanti correlate come quella per futili motivi nel nostro ordinamento (in piena dimenticanza di aggravanti specifiche per violenze e discriminazioni per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali in quanto crimini d’odio) all’utilizzo dei dati dell’Oscad circa le «aggressioni verbali o fisiche verso persone omosessuali e transessuali», quantificate in 66 per il periodo tra il 1° gennaio 2017 e il 31 dicembre 2018.
Al di là del riferimento del tutto falsato, perché gli atti violenti e discriminatori riferibili a orientamento sessuale e identità di genere comprendono anche l’incitamento alla violenza e le minacce, oltre alle vandalizzazioni, e, secondo i dati forniti dall’Oscad il 21 gennaio scorso, sono stati 82 nel 2019 di contro ai 38 nel 2016, 63 nel 2017, 100 nel 2018, bisogna sempre ricordare, come fatto dall’Osservatorio in quella data, che si tratta sempre di stime per difetto. E questo per un duplice motivo: in primo luogo, perché, in riferimento all’anno 2019, si tratta di dati non consolidati; in secondo luogo perché il monitoraggio dei crimini d’odio risente fortemente di due problematiche: l’under-reporting (ossia la mancanza di denunce, che determina una sottostima del fenomeno) e l’under-recording (ovvero il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria del reato dal parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema di giustizia penale).
Infine, il motivo erroneo, ripetuto costantemente da Salvini anche negli ultimi comizi, di una normativa che «impedirebbe qualsiasi forma di manifestazione di pensiero”, quando invece, come noto, già l’originario testo unificato del disegno di legge non prevedeva l’estensione dell’art. 604bis alla fattispecie della propaganda delle idee e, in quello approvato, il 29 luglio, dalla Commissione Giustizia della Camera, è stato inserito un nuovo articolo (l’attuale 3), che ha recepito l’emendamento proposto dall’ex forzista Enrico Costa e ribatezzato come “salva idee”. Emendamento, in cui viene ribadito il disposto dell’art. 21 della Costituzione sulla libera manifestazione di pensiero.
Nessun cenno, infine, nell’atto nr. 398 all’aspetto preventivo, che nel ddl Zan interessa ben otto dei 10 articoli compessivi, di cui solo i primi due rigurdano l’aspetto penale o di contrasto.
Su tali fondamenta si basa, dunque, la mozione leghista che impegna la presidente della Regione e la Giunta regionale «a manifestare presso il Parlamento della Repubblica Italiana, ed in particolare presso la presidenza della II° Commissione (Giustizia) della Camera dei Deputati, la propria più ferma opposizione all’approvazione di una legge che risulterebbe liberticida, perché andrebbe a violare la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà di parola, la libertà di opinione, la libertà di associazione e di stampa».
Viva contrarietà a un tale atto è stata oggi espressa dalla storica e principale associazione umbra, Omphalos Lgbt, il cui presidente Stefano Bucaioni ha dichiarato: «Il solo fatto di opporsi ad una legge che si occupa di prevenzione e contrasto all’odio e alla violenza dovrebbe far saltare tutti e tutte dalla sedia in Italia ci sono ormai numerose ricerche di tutti i più grandi atenei che ci dicono che omofobia e transfobia sono le cause più frequenti di discriminazione: dalla scuola al lavoro, dallo sport alla vita sociale. Negarlo significa essere palesemente in malafede e opporsi al tentativo di arginare questo fenomeno significa porsi dalla parte di chi discrimina, significa concedere copertura politica e giustificazione a omofobia e transfobia.
La narrazione che la Lega continua a propinarci di una legge liberticida è semplicemente falsa e creata a tavolino per spaventare il paese. Basta leggere il testo per capire che non c’è traccia di alcuna limitazione alla libertà di opinione o di pensiero, ma solo la prevenzione e il contrasto di crimini e violenza. Purtroppo, la Lega ci ha ormai abituato che quando non ha argomenti nel merito costruisce mostri al solo scopo di alimentare le paure irrazionali dei cittadini. Un po’ come è già successo per la fantomatica “ideologia gender”, chiodo fisso di pochi estremisti ed esaltati in questo paese».
Infine, un riferimento al senatore Simone Pillon, la cui condanna per diffamazione nei riguardi di Omphalos è citata nella mozione come esempio di «limitazioni della libertà di opinione. Pillon, Gandolfini, De Mari sono persone che hanno fatto dell’odio verso le persone omosessuali e transessuali la loro battaglia politica – conclude Bucaioni – non a caso non parlano d’altro, sono ossessionate. Che le loro falsità vengano condannate in tribunale è il minimo che possa succedere in un paese civile. Evidentemente i consiglieri della lega in Umbria non hanno niente di meglio da fare che ricevere i diktat di questi personaggi e tentare di riabilitarli con mozioni palesemente false e fuori dal tempo».