Nel suo primo discorso sullo Stato dell’Unione, tenuto l’altro ieri a Bruxelles davanti al Parlamento Ue riunito in plenaria, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha apertamente affrontato anche la questione dei diritti Lgbtqi con riferimento alla situazione polacca e alle famiglie omogenitoriali.
«Onorevoli deputati, non mi fermerò – così von der Leyen – quando si tratta di costruire un’Unione di uguaglianza. Un’Unione in cui puoi essere chi sei e amare chi vuoi senza paura di recriminazioni o discriminazioni. Perché essere te stesso non equivale a essere un’ideologia: è la tua identità e nessuno potrà mai portartelo via.
Voglio dunque essere chiara: le zone libere da Lgbqi sono zone libere da umanità e non hanno posto nella nostra Unione. E per essere sicuri di sostenere l’intera comunità, la Commissione presenterà presto una strategia per rafforzare i diritti Lgbtqi.
In questo contesto spingerò anche per il riconoscimento reciproco delle relazioni familiari nell’Unione europea. Se sei genitore in un paese, sei genitore in ogni paese».
Ma non solo. Nel parlare di crimini d’odio, la presidente della Commissione europea ha infatti dichiarato: «Costruire un’Unione veramente antirazzista, che vada dalla condanna all’azione (punitiva). La Commissione sta predisponendo un piano d’azione per iniziare a farlo. In questo contesto proporremo di estendere l’elenco Ue dei crimini a tutte le forme di crimine d’odio e discorso d’odio – per razza, religione, genere o sessualità -. L’odio è odio e nessuno dovrebbe mai subirlo».