È già disponibile in formato sia digitale sia cartaceo Trent’anni di Barazoku. Il ruolo della rivista nella formazione di una comunità omosessuale in Giappone, l’opera d’esordio di Loris Usai, che ci proietta in Giappone e introduce una finestra socio culturale sulle radici della comunità gay nipponica, prima del suo genere in lingua italiana.
Partendo da radici storiche e intrecciate con la “via del guerriero” e dell’amore tra samurai, fino ad arrivare alla sfida del primo giornale diffuso su territorio nazionale rivolto principalmente alla comunità omosessuale maschile Barazoku, (薔薇族, che significa Tribù delle rose), Loris ci immerge in un mondo completamente diverso a quello in cui siamo abituati, ad una storia della comunità con le sue somiglianze e differenze rispetto a quella occidentale; lo sforzo comune di affermarsi, tra le vie di Shinjuku, come nei paesini di provincia, affrontando il rigido sistema nipponico.
Perché questo libro?
Il libro nasce come tesi di laurea per unire due argomenti a me cari: Giappone e omosessualità; per sopperire alla mancanza di letteratura italiana al riguardo. Fondata nel settembre 1971 Barazoku da Ito Bungako, è la prima rivista su larga scala riguardante l’omosessualità, e quindi liberamente fruibile in tutte le librerie ed edicole del Giappone, nonostante venisse distribuita con la discrezione più assoluta.
Perché il Giappone?
Esiste un ampissimo excursus storico sulla consistenza ed i rituali con degli amori sia platonici che e carnali del medioevo giapponese. Ma è dopo l’introduzione della cultura occidentale nel periodo dopoguerra e nel ventennio successivo che si assistette alla indipendente fioritura del Giappone da parte del proibizionismo americano. Si voleva evitare che il popolo giapponese covasse sentimenti antiamericani, e permettergli così di superare la censura dell’epoca: su Barazoku si potevano vedere uomini seminudi, nel resto del mondo, no.
Perché Barazoku?
Barazoku è il punto di inizio di una coscienza di gruppo: è stata involontariamente la promotrice della comunità omosessuale di Tokyo, se non di tutto il Giappone. Al suo interno vi era una bacheca con lettere provenienti non solo dalla capitale, ma anche dalle cittadine di provincia: in tutto e per tutto antenata delle odierne app di incontri. Di solito la rivista veniva letta da uomini sposati. A volte anche in compagnia delle proprie mogli! Inoltre la prima festa per i lettori del giornale organizzata dal caporedattore ospitò 250 persone appartenenti alla comunità, dando il via ad un’aggregazione identitaria culminante nel movimento Lgbti nipponico odierno.
Cosa significa questo libro per te?
Perché è un pezzo di storia del Giappone e del movimento Lgbti. E alla luce di ciò, un dettaglio risalta importantissimo: Ito Bunga ultraottantenne, lo contattai dieci anni fa ed è stato come un nonno per me. Veniva a casa mia con cataste di libri, chiedendomi se li avessi per i miei studi. È eterosessuale, si è imbarcato in questa storia un po’ con incoscienza, e ha dedicato la sua vita alla causa, a creare uno spazio che fosse inclusivo. Una persona da ammirare.