Sta assumendo contorni imbarazzanti e tragicomici («scena che move al pianto, se invero non movesse al riso», avrebbe detto il cardinale Bartolomeo Pacca, pro-segretario di Stato sotto Pio VII) l’affaire dell’elezione dei tre consiglieri comunali de Il Popolo Ercolanese nella coalizione di centro-sinistra, che ha stravinto, lunedì, alle amministrative nella cittadina vesuviana con la riconferma del renziano Ciro Buonajuto a sindaco.
Galeotto fu il post e chi lo lesse, verrebbe da dire adattando alla vicenda il celebre verso dantesco. Nello specifico, si sta parlando del post di Mario Adinolfi, leader de Il Popolo della Famiglia, che, dopo l’articolo di Gaynews, scriveva ieri mattina: «Non solo Avvenire ma oggi persino Gaynews (oh, dico, Gaynews) riconosce: “A riportare una vittoria non da poco, contrariamente alle generali previsoni, il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi con dodici consiglieri eletti già al primo turno”».
Il clamore, suscitato tanto dal nostro articolo quanto dal post del direttore de La Croce, deve aver fatto passare ore concitate a Buonajuto e al centro-sinistra locale, vista, come appreso da fonti interne, la reazione di big di Italia Viva e Pd per l’imbarcamento dei pidieffini nella coalizione.
A far assumere una brutta piega alla questione (si corre il rischio di un ricorso d’invalidazione delle elezioni in merito al contrassegno) Aniello Iacomino, uno dei tre consiglieri de Il Popolo Ercolanese, che, ieri sera, a sorpresa, ha attaccato Adinolfi per il post del mattino e scritto: «Vogliano [sic!] sottolineare che la stessa lista civica “Popolo ercolanese” e i suoi rappresentanti in consiglio comunale non hanno nulla a che fare né con questo né con altro partito. A tal proposito prendono nettamente le distanze dal partito che rappresenta Mario Adinolfi e dalle sue recriminazioni politiche e si domandano a quale titolo abbia annoverato quella della lista Popolo ercolanese tra le vittorie elettorali. A seguito dei commenti e delle azioni infamanti messe in atto attraverso i social network e non solo i dirigenti della lista “Popolo ercolanese”, che con grande sforzo si è imposta come terza forza della maggioranza, sono pronti ad agire per vie legali sia nelle civili che penali».
Cosa che ha dell’incredibile, se si tiene in conto che il circolo ercolanese de Il Popolo della Famiglia è stato istituito nel 2018 e che il contrassegno utilizzato alle amministrative dalla lista di Iacomino è appunto quello del partito di Adinolfi leggermente modificato. Aspetto, quest’ultimo, che è stato debitamente rilevato da Massimiliano Esposito, coordinatore regionale campano del PdF, che ha così risposto a Iacomino: «Caro Nello, come sai sono il coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, sono colui che ha materialmente disegnato il simbolo acconciando il nostro, colui che ha chiamato Mario Adinolfi per difendervi quando rischiavate di essere ricusati (allora nei vocali registrati chiedevate di “ringraziare tanto Mario, Mario è un grande”), colui che ha sostenuto con forza la tua candidatura, colui a cui in queste ore vi siete rivolto chiedendo “prudenza” perché la “fase è delicata”, cioè ci sono gli assessori da nominare. Potrei produrre valanghe di whatsapp, vocali, testuali comprovanti ogni passaggio di rapporto diretto tra il Popolo della Famiglia e la lista di Ercolano. Se richiesto lo farò. Nel frattempo vi siete coperti di ridicolo da soli negando un’evidenza. Allego i provini del simbolo che abbiamo studiato insieme per notti intere, tanto per cominciare». La storia continua.