Netflix è un volo verso spazi inesplorati di visione per le lesbiche? Basta aver visto qualche puntata di Orange is the new black per rispondere affermativamente. Sì, anche se l’artefice sommo di Ratched, nuova tappa eclatante di visione lesbica appena uscita sulla piattaforma di streaming e seconda per pubblico persino in Italia, è un gay come Ryan Murphy (Glee, American Horror Story, Pose, Hollywood, per citare solo alcuni dei suoi prodotti creativi e cultuali). Per ora non c’è una Ryan Murphy lesbica. Questo fa riflettere sul fatto che il tetto di cristallo non è stato ancora sfondato. Ma va dato atto al regista americano di aver dato un importante contributo a un immaginario forte, dove anche le donne e le lesbiche rifiutate da Hollywood per età, “razza” e inadeguatezze varie agli standard conservatori potessero avere un ruolo di primo piano, quantomeno come attrici.
È stata comunque un’estate calda per le lesbiche su Netflix. La seconda serie di The Umbrella Academy (creata da Steve Blackman, altro maschio) è stata l’apoteosi della lesbica dichiarata Ellen Page, che interpreta Vania, superoina dotata del potere più alto e terribile: distruggere il mondo. La vediamo impegnata in amori country con una donna sposata che ha un figlio autistico. Il mondo non sarà, infine, distrutto e le più e i più sensibili avranno modo di riflettere sul proliferare delle rappresentazioni apocalittiche nelle serie tv. Chissà cosa avrebbe annotato Ernesto De Martino sul potere apocalittico nelle mani sexy di una lesbica che vive e fa sesso in campagna. Agrilesbica?
L’emergere abbastanza recente di una visibilità lesbica senza remore, come si può osservare per esempio nel recente caso francese di Alice Coffin, porterà a forme più aspre di lesbofobia nel mondo e a conseguenti atti lesbici politici? È probabile. Questo sembra esprimere la chimica spaziale cinese Lu (Vivian Wu) nella nuova serie Away. Un viaggio su Marte, su una navicella ovviamente comandata da una donna, produce tensioni addirittura con il governo cinese, che vuole impedire a Lu di amare la sua assistente Nasa a terra. Infine la lesbofobia perderà.
Torniamo ora alla serie regina. Ratched è davvero il prequel della cattivissima infermiera Mildred Ratched di Qualcuno volò sul nido del cuculo? No. Murphy usa stavolta la distopia citazionista, già magistralmente espressa in Hollywood, per riscrivere l’immagine dell’infermiera psichiatrica in termini evolutivi. La interpreta l’attrice lesbica Sarah Paulson, già Abby in Carol di Todd Haynes e protagonista di varie serie di American Horror Story (ricordiamo, in particolare, la parte Asylum in cui, novella Medea, fredda con un colpo di pistola il figlio stupratore e femminicida seriale), che dichiara in un’intervista a Vogue: «Avevo visto Qualcuno volò sul nido del cuculo tanti anni fa e ricordo di aver pensato che fosse mostruosa. Quando l’ho riguardato ho avuto un’impressione estremamente diversa! Ratched è alla ricerca di un modo per entrare nella sua testa. Mi sono detta: “Questa donna è vittima di una infrastruttura patriarcale in questo ospedale”. La domanda che dobbiamo farci è se avremmo odiato il personaggio allo stesso modo se a interpretarlo fosse stato un uomo. Ci scontriamo con le nostre aspettative che vogliono che una donna che è infermiera deve per forza essere docile e materna. Se non lo è, allora deve essere una malvagia».
La Ratched interpretata da Paulson vive come un operoso e progettuale parassita tra le maglie del potere, coltivando affetti che l’hanno tenuta in vita da bambina, come quello per il fratello omicida seriale di preti, che vuol salvare dalla sedia elettrica. Più faticoso è, non paradossalmente, il percorso di riconoscimento di se stessa e del proprio lesbismo. Sarà spietata verso una ragazza lesbica ricoverata nel suo ospedale psichiatrico, ma poi la aiuterà, evolvendosi dalla propria lesbofobia interiorizzata. Il tutto in uno psyco noir impeccabile, che tanto deve a Hitckcock, a Fritz Lang, a Siodmak, a Sirk e al suo riscopritore Fassbinder, tra automobili pervinca, drappeggi, colonna sonora classica, inquietanti ombre e nebbie della penisola californiana.
Un ruolo importante sarà quello di Gwendolyn Briggs, interpretato da Cynthia Nixon, lei pure lesbica dichiarata, attrice di Sex and City ed ex candidata di sinistra a governatrice dello Stato di New York, poi sconfitta dal democratico Andrew Cuomo. Dichiara emozionata Sarah Paulson: «Ero molto emozionata all’idea di lavorare con Cynthia. Per quanto riguarda il rapporto e come lo abbiamo costruito posso solo dirti che, quando la trama ci ha portato in quella fase della storia eravamo già entrate appieno nei nostri personaggi, ed eravamo semplicemente Mildred e Gwendolyn. La paura di Mildred, la sua apprensione e l’ansia non sono causate dal doversi confrontare con la propria sessualità ma dall’incapacità di permettersi un po’ di gioia nella sua vita, qualcosa che ha sperimentato di rado. Ero molto nervosa durante le riprese di quelle scene. Ce n’è una in particolare in cui il regista mi ha detto ‘Sei arrossita davvero’. C’era una sinergia e un feeling meraviglioso con Cynthia».
Anche se, a detta della stessa Paulson, il mutamento di Hollywood verso le produzioni femminili e le attrici nel post #metoo è ancora lento, Ratched segna comunque una tappa importante e non canonicizzabile di vitalità e visibilità lesbica. Lascia, ancora, con il desiderio di vedere tanto, di rivedere e di essere. Ancora.