Non erano bastate le svastiche con cui erano state vandalizzate, nel febbraio 2019, le vetrate della sede di Arcigay Ravenna in viale Farini e la scritta Arcigay mafioso comparsa, un mese dopo, su un muro della città romagnola. Questa mattina Ciro Di Maio, presidente del locale comitato, ha trovato la porta del suo ufficio imbrattata con la scritta Frocio.
«La scritta sta là – ha scritto Di Maio nel tardo pomeriggio su Fb –. La vedete, non ho fretta di cancellarla perchè non ho paura. E non ho paura perchè so che questo non è il pensiero della mia città, come altre volte ho dichiarato. Continua ad esistere una minoranza di persone, di mele marce, che pensano di intimorire così il prossimo, ma so bene che questo Non è il pensiero della comunità ravennate. So bene che la mia città è vicina a me quanto è vicina alle vittime di atti di omobitransfobia».
Di Maio ha quindi aggiunto: «Una legge contro l’omobitransfobia, come quella in discussione in questo periodo non è solo opportuna, è proprio necessaria! Quando si arriva a colpire una persona nella sua sfera personale, per intimorirla, si tratta di un attacco a tutta la comunità che questa persona sta rappresentando. Ringrazio le persone che mi hanno già mostrato solidarietà, la vostra presenza è preziosa. Meglio frocio che fascista!».
Tra i tanti attestati di solidarietà a Di Maio anche quello di Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay nazionale, che in una nota ha dichiarato: «Lo ripetiamo a gran voce: serve una legge efficace contro l’omotransfobia e serve rapidamente, senza tagli o compromessi al ribasso. Serve perché quella legge sarà solo un argine, ma un argine, in questo momento in cui l’onda d’odio non si ferma e sembra quasi ingrossarsi, è fondamentale».