Slitterà di una settimana l’esame del ddl Zan «su richiesta dei capigruppo di opposizione in virtù delle positività e delle quarantene che riguardano i loro gruppi». A comunicarlo il presidente della Camera, Roberto Fico, che ha aggiunto: «Nei prossimi giorni però l’attività della Camera continuerà: in Aula con le discussioni generali, le interrogazioni e le interpellanze, e nelle commissioni parlamentari. È confermata anche la riunione della Giunta per il Regolamento».
A stretto giro di posta Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd, ha twittato: «Siamo con e nelle 60 piazze che oggi in tutta Italia chiedono rispetto, pari diritti e dignità. La legge Zan contro omofobia e misoginia non si deve fermare. Faremo di tutto per approvarla».
Siamo con e nelle 60 piazze che oggi in tutta Italia chiedono rispetto, pari diritti e dignità. La legge Zan contro #omofobia e #misoginia non si deve fermare. Faremo di tutto per approvarla #DALLAPARTEDEIDIRITTI
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) October 17, 2020
Poco prima che fosse diffusa la decisione del presidente della Camera, la deputata Laura Boldrini e la senatrice Monica Cirinnà avevano parlato di strumentalizzazione del Covid da parte delle destre col solo fine di bloccare la legge.
A reagire per primo duramente a quanto disposto da Fico è stato Valerio Colomasi, presidente del Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli, che ha dichiato: «È gravissimo che, ancora una volta, il Parlamento rinvii la discussione della legge contro l’omotransfobia. Siamo perfettamente consapevoli della situazione sanitaria e sociale drammatica attuale, la viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle, eppure continuamo a fare il nostro dovere nei confronti della collettività. Perchè il Parlamento non è in grado di farlo? Chiediamo al presidente Roberto Fico di prendere i provvedimenti idonei ad assicurare il funzionamento della Camera dei Deputati nonostante la crisi e di portare il ddl Zan all’esame dell’Assemblea subito. Crediamo che i parlamentari siano perfettamente in grado di assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei cittadini e delle cittadine: è il momento che lo facciano!».
Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, ha invece dichiarato: «Se l’attività legislativa non può proseguire per motivi sanitari si chiude tutto il Parlamento, lo slittamento selettivo della sola legge che riguarda i crimini verso le persone Lgbti suona come un trucchetto politico per rinviare ancora una volta la discussione su una legge attesa da 25 anni uno schiaffo alle 60 piazze che oggi in tutta Italia hanno chiesto con forza al Parlamento di fare presto e di fare bene nell’approvazione della legge. Le persone Lgbti non sono cittadini e cittadine di serie B ed è umiliante assistere alla noncuranza con cui le istituzioni democratiche del nostro paese continuano con una scusa o un’altra a rinviare all’infinito il problema delle discriminazioni».
Ma in realtà, come spiegato in tarda serata dal deputato Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali alla Camera, «a fine serata il peggio è stato evitato. Non è stato rinviato solo il testo sull’omofobia, come pretendevano i gruppi di opposizione, cosa che sarebbe stata del tutto inaccettabile, ma qualsiasi decisione parlamentare che comporti voti. In altri termini alla Camera non ci sarà pressoché nessuno. Se il peggio, cioè un’imposizione unilaterale della minoranza, è stato evitato, possiamo però essere soddisfatti di quella che è una sostanziale paralisi?».
La decisione del presidente della Camera giunge in una giornata che è stata contrassegnata dalle manifestazioni a sostegno del ddl in 60 città e da quella contraria organizzata dai gruppi della galassia pro life e pro family in piazza del Popolo.
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