La notizia ha fatto il giro del mondo ed è rimasta per molto tempo sulle prime pagine di tutti i giornali online e la leggiamo oggi nei titoli di testa dei quotidiani cartacei: sì alle unioni civili, sì a una famiglia per le persone Lgbti. La prima posizione non è una novità assoluta, perché Bergoglio aveva già sostenuto da presule di Buenos Aires, sia pur non apertamente, le unioni civili in alternativa all’estensione del matrimonio anche alle coppie di persone dello stesso sesso, fortemente voluta dall’allora inquilina della Casa Rosada Cristina Kirchner. L’Argentina come si sa approvò la legge sul matrimonio egualitario nella forma più completa e inclusiva, compreso quindi la genitorialità Lgbti e l’accesso all’istituto delle adozioni.
Il pronunciamento bergogliano su famiglia e unioni civili arriva da un documentario sulla vita dell’attuale pontefice presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma dal regista russo-statunitense Evgeny Afineevsky, intitolato Francesco. Nella pellicola Bergoglio afferma che occorre dare copertura legale alle coppie omosessuali attraverso una legislazione diversa da quella matrimoniale e che nessuno può essere cacciato di casa e dalla propria famiglia in ragione dell’orientamento sessuale.
La novità sta nel fatto che la proposta è erga omnes, vale a dire rivolta a tutto il mondo: sappiamo bene che esistono resistenze fortissime di pezzi rilevanti del cattolicesimo a qualsiasi riconoscimento dei diritti delle persone LgbtI in particolare in Africa, in molti Paesi dell’Est Europa, a partire dalla cattolicissima Polonia (sulla quale Gaynews è intervenuta ripetutamente nel segnalare i fatti di cronaca politica soprattutto del partito al potere, il PiS, che ha fatto dell’omofobia addirittura il centro della campagna elettorale per il rinnovo del parlamento). Per non parlare del violento pronunciamento della Conferenza episcopale polacca allineata sulle posizioni del PiS e della parte più retriva della Polonia, come quei Comuni che si sono dichiarati “Lgbt free”. Ostili sono i vescovi africani, da sempre schierati su posizioni fortemente omofobe e una parte non trascurabile dell’episcopato Usa.
Si vedrà in seguito se Bergoglio riuscirà ad omogeneizzare le posizioni in questa materia in tutto il mondo e vincere le resitenze dei conservatori. Un pronunciamento così netto avviene quindi in un mondo cattolico tutt’altro che coerente sul piano globale e credo che sia la prima leadeship religiosa a pronunciarsi. Molti fanno notare che nello stesso documentario il papa ribadisce la contrarietà al matrimonio egualitario, che rimane il nostro obiettivo primario come movimento Lgbti per una ragione molto semplice: i cittadini e le cittadine lgbt non sono di Serie B e richiedono a gran voce e giustamente l’applicazione del principio di uguaglianza alle persone omosessuali, ovvero il diritto di accesso senza discriminazione a tutti gli istituti giuridici esistenti. Ciò non toglie che l’invito bergogliano a legiferare nel mondo a favore delle unioni civili per le persone Lgbti rappresenti un passo avanti soprattutto se si tiene conto che l’omosessualità è ancora illegale in circa 70 paesi, mentre in altri 9 è ancora prevista addirittura la poena di morte e in molti di questi paesi i cattolici sono presenti e hanno una grande influenza sociale politica. Per cui speriamo che alle parole del Papa segua un deciso pronunciamento per la decriminalizzazione dell’omosessualità a livello globale, tenuto conto che all’Onu quando se ne discusse non ci fu certo il sostegno dell’osservatore della Santa Sede.
L’altro tema, quello del diritto a una famiglia, è forse addirittura più interessante per le sue implicazioni culturali e politiche. Nell’originale spagnolo del documentario si fa riferimento al diritto a non essere cacciati dalla propria famiglia, quindi del diritto per ogni persona Lgbti alla vita familiare. Vari siti di informazione parlano del diritto di farsi una famiglia, stiracchiando un po’ il significato dell’intervento papale, che, tuttavia, non è stato smentito. Come tutti sanno, questo diritto è riconosciuto nei trattati europei e dalla Cedu con la famosa sentenza Oliari, che condannò l’Italia al risarcimento delle cinque coppie ricorrenti per il mancato riconoscimento dei diritti della loro vita familiare. L’allora governo Renzi non fece ricorso alla Grande Chambre in opposizione alla sentenza stessa che, quindi, divenne esecutiva con relativa liquidazione della parte pecuniaria alle cinqie coppie omosessuali ricorrenti. Subito dopo il Parlamento votò la fiducia al Senato sul ddl Cirinnà, che venne approvato alla Camera in via definitiva l’11 maggio 2016. La legge italiana non risolve certo il problema della genitorialità omosessuale e nemmeno la definizione di famiglia omosessuale, che ricade nella locuzione di “formazione scoiale specifica”. Ma per il resto la norma rimanda all’istituto matrimoniale. Sono moltissime le coppie che si sono unite civilmente dando vita a moltissime cerimonie, a volte molto toccanti, che hanno coinvolto amici, parenti e spesso molti pezzi di società locali, nonostanrte il divieto imposto dalla Lega ai suoi amministratori di celebrare le “nozze gay”. Siamo quindi di fronte a una legislazione che ha già in molti paesi occidentali diversi anni di applicazione con il consenso dell’opinione pubblica, che, in alcuni casi, si è trasformato anche in clamorose vittorie referendarie come in Svizzera (61% di favorevoli). Il cambiamento sociale c’è stato e si è consolidato, e anche la chiesa cattolica deve fare i conti con la realtà e non solo con la dottrina.
Abbiamo ripetuto più volte che gli ultimi decenni hanno visto un deciso cambiamento della famiglia: nuclei familiari più ristretti, la diffusione della convivenza sia etero che omosessuale, il fenomeno dei single, i nuclei monofamiliari con un genitore e figli, la precarietà delle relazioni interpersonali legate alla precarietà dei nuovi modelli occupazionali. Il diritto di ognuno a costruirsi una famiglia diventa quindi un diritto universale e la copertura legislativa è sempre più urgente, tenendo anche conto dell’attuale pandemia da Covid che mette ulteriormente a rischio pure le relazioni familiari.
Da ultimo la questione “figli”. Nel documentario Begoglio invita Andrea Rubera e il compagno a portarli in parrocchia, pur essendo nati con la gpa. Evidentemente il papa è più realista della canea anti-gpa, che va tanto di moda in Italia in questo periodo.
Noi laici continuiamo a chiedere il matrimonio egualitario, una buona legge contro l’omotransfobia, una normativa che vieti i trattamenti di conversione per le persone Lgbti minorenni. Non c’è dubbio però che per le persone Lgbti credenti quello papale sia un grade passo avanti. Speriamo laicamente che anche la Cei ne prenda atto e che cambi posizione sulla legge attualmente in discussione, che dovrebbe essere votata alla camera il 27 ottobre prossimo, Covid permettendo.