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In Polonia nuovo schiaffo alle donne: la Corte Costituzionale limita quasi del tutto l’aborto

DICHIARATO INCOMPATIBILE COL DETTATO INCOSTITUZIONALE IN CASO DI GRAVE MALFORMAZIONE DEL FETO

Francesco Lepore by Francesco Lepore
23 Ottobre 2020
in Mondo
Ph. Fb di Terry Reintke

Ulteriore stretta in Polonia alla legge sull’aborto, già tra le più limitative nei Paesi Ue, dopo che ieri la Corte Costituzionale si è espressa sul ricorso presentato nel dicembre 2019 da un gruppo di parlamentari del PiS. Come comunicato dalla presidente Julia Przylebska, l’accesso all’interruzione di gravidanza per gravi malformazioni e malattie genetiche del feto, previsto dalla normativa vigente, è incompatibile con il dettato costituzionale. Quindi, d’ora in poi, alle donne polacche sarà consentito abortire solo in caso di pericolo di vita per la madre, stupro e incesto. Cioè, in pratica, quasi mai.

Immediata la reazione della Commissaria umana per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, che, in una nota, ha affermato: «Eliminare i motivi per quasi tutti gli aborti legali in Polonia equivale in pratica a vietarli e violare i diritti umani», non senza aver rilevato come una tale sentenza si tradurrà «in aborti clandestini o all’estero per chi se lo può permettere e in più sofferenza tra gli altri».

Già, in piena emergenza Covid-19, si era tentato di imporre una tale restrizione attraverso la proposta di legge d’iniziativa popolare Stop aborcji, poi rinviata, il 19 aprile, dalla Camera bassa del Parlamento in Commissione Salute.

Diverse centinaia di persone sono scese in strada a Varsavia per protestare contro la sentenza del tribunale al grido Vergogna. Manifestazioni anche nel resto della Polonia, sia pur di numero ridotto a causa delle restrizioni imposte per la pandemia. Il principale partito di opposizione, Piattaforma Civica (Po), ha incolpato di questo «inferno per le donne» il leader del PiS, Jaroslaw Kaczyński, e l’episcopato. Durissima la deputata Barbara Nowacka, che ha accusato i vescovi con queste parole: «È colpa vostra. Avete sangue sulle mani».

Secondo i dati ufficiali, la Polonia, paese di 38 milioni di abitanti, ha registrato nel 2019 solo circa 1.100 casi di aborto, la stragrande maggioranza dei quali autorizzati a causa di malformazioni irreversibili del feto. Ma, secondo varie ong, gli aborti clandestini o eseguiti in cliniche straniere potrebbe sarebbe quasi 200.000 all’anno.

«Il fatto che la Corte costituzionale polacca, responsabile del rispetto dello Stato di diritto, promuova una patente violazione dei diritti umani – commenta Yuri Guaiana, componente del direttivo di +Europa – è stato reso possibile dalla deliberata erosione dello stato di diritto da parte del PiS, il partito di governo. Inoltre, il PiS è riuscito a nominare la maggior parte dei giudici costituzionali dopo che la nomina dei giudici scelti dall’opposizione è stata rifiutata dal presidente Andrzej Duda, sostenuto dal partito di governo. È ora che si dia seguito alla proposta della Commissione europea di condizionare i finanziamenti Ue a favore degli Stati membri al rispetto dello stato di diritto».

Tags: abortodonnepisyuri guaiana
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