Nessuna originalità nella mozione presentata il 7 novembre da Gaetano Galvagno, deputato di Fratelli d’Italia all’Assemblea Regionale Siciliana, concordato con il Dipartimento Pari Opportunità, Vita, Famiglia e Valori non negoziabili del partito e coordinato dal responsabile regionale Emanuele Mirabella.
Finalizzato a ottenere un esplicito dissenso da parte del Governo regionale sulla legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, approvata in prima lettura il 4 novembre dalla Camera dei deputati, il provvedimento ripropone, come un vinile rotto, gli erronei e inconsistenti argomenti già uditi tra i banchi delle opposizioni negli scorsi giorni: quelli, cioè, di legge liberticida e testo inutile perché sarebbero altre le urgenze del Paese con inevitabile riferimento alla pandemia da Covid-19. Insomma, da Roma il benaltrismo come parola d’ordine, che trasvola e accende i cuori per usare parole ben note tra le file meloniane, è stato rilanciato alle falde dell’Etna dal patornese Galvagno.
Immediata la replica di Arcigay Catania, che, in un lungo comunicato, ha definito la mozione «offensiva e ridicola. Ridicola perché continua ad alimentare la bufala della legge “liberticida”. Non sappiamo dove vivano quelli di Fdi, ma in Italia la libertà d’opinione è un principio costituzionalmente garantito, tra l’altro richiamato espressamente, sebbene fosse superfluo, dalla legge Zan all’art. 3. È poi sconcertante che a Fratelli d’Italia credano ancora alla teoria del gender, e abbiano una visione dell’omosessualità talmente retriva da poter affermare, senza imbarazzo alcuno, che “turberemmo psicologicamente i bambini”.
Galvagno dovrebbe vergognarsi di usare la pandemia e le difficoltà reali che causa a tanti e troppi per tentare di privare le persone lgbt+ di una tutela. La legge in questione infatti istituisce un’aggravante di reato, cioè, vale la pena ricordarlo, interviene in soccorso delle persone lgbt+ solo nei casi in cui abbiano già subito violenza per il loro orientamento sessuale o siano concretamente minacciate di subirla. Quanto cinismo ci vuole per negare a un ragazzo massacrato perché gay la giusta tutela, l’appoggio da parte dello Stato?».
Arcigay Catania ha poi ricordato che «l’uguaglianza è una condizione che si raggiunge, non si dà per assodata quando non esiste. Di fronte alla pandemia non siamo tutti uguali: lo dimostrano i centri antiviolenza, che nell’ultimo lockdown hanno denunciato un aumento spaventoso delle richieste d’aiuto da parte delle donne. Allo stesso modo, sappiamo bene che l’essere in zona arancione significherà per molti ragazzi lgbt+ l’obbligo di passare più ore in famiglie non supportive, e per le persone trans inaccettabili rallentamenti nei loro percorsi di affermazione, essenziali per vivere una vita piena e dignitosa. Il momento di approvare la legge Zan è quindi proprio adesso.
Sono 30 anni che aspettiamo una legge contro l’omobitransfobia, questo è il sesto tentativo. Molte vite si sarebbero potute salvare. Siamo abituati a sentirci dire che non è ancora il momento, ma evidentemente, per la destra italiana, il momento per estendere i diritti non arriva mai».