La Commissione europea ha presentato la sua prima Lgbtiq Equality Strategy per il periodo 2020-2025, orientata a combattere la persistente discriminazione e disuguaglianza vissuta da persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersex, queer. La strategia si basa sui risultati conseguiti con la List of actions to advance Lgbti equality del 2015.
La Commissione riconosce che il clima di accettazione per le persone Lgbtiq non si traduce automaticamente in miglioramenti concreti. Non a caso, nell’ultimo sondaggio dell’agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione Europea (Fra) il 43% delle persone Lgbtiq ha dichiarato di aver percepito discriminazione nel 2019, rispetto al 37% del 2012. Le persone Lgbtiq, afferma inoltre la Commissione, fanno parte delle fasce sociali più esposte all’emergenza Covid.
Sul piano politico, è da notare l’annuncio di un’iniziativa nel 2021 per estendere l’elenco dei crimini dell’Ue (articolo 83 Tfue) ai crimini ispirati dall’odio e l’incitamento all’odio, inclusi quelli rivolti alle persone Lgbtiq. Si tratta di reati sui quali l’Unione stabilisce gli obiettivi da perseguire, lasciando ai singoli stati membri l’individuazione degli strumenti e delle fattispecie giuridiche. Tra questi reati figurano la tratta di esseri umani, il narcotraffico, lo sfruttamento delle donne.
La strategia propone un approccio trasversale e si impegna a finanziare progetti tramite l’European Social Fund Plus+ il programma Horizon Europe, i programmi Erasmus plus e European solidarity corps, i programmi Citizens, Equality, Rights and Value e Justice. Infine, verranno prese azioni specifiche «in considerazione della sfida dall’intersezione tra lo status di migrante e altri fattori di discriminazione come l’orientamento sessuale e il genere». Queste azioni coinvolgeranno anche l’Asylum and Migration Fund.
Nel 2022 la Commissione proporrà un’iniziativa legislativa orizzontale per sostenere il riconoscimento reciproco della genitorialità tra gli Stati membri. Nel 2023 sarà pubblicato un nuovo Eurobarometro sulla discriminazione nell’Ue, mentre nel 2024 la Fra condurrà una nuova indagine sulle persone Lgbtiq.
Per Franco Grillini, direttore di Gaynews e presidente di Gaynet, «la Commissione ha riconosciuto il ruolo fondamentale della cultura, dello sport e dei media, affermando con chiarezza che non basta il supporto formale al riconoscimento dei diritti per migliorare le condizioni di vita delle persone Lgbtqi. Da qui la necessità, tra le varie azioni, dei corsi di formazione rivolti ad operatrici e operatori dell’informazione che la nostra associazione svolge da sempre e sui quali si accinge ad iniziare una importante collaborazione con l’Unar. La nuova strategia chiama infine la politica italiana alla responsabilità di promuovere una nuova strategia nazionale che passi per un percorso politico quanto più ampio e condiviso».
Secondo Evelyne Paradis, direttrice esecutiva di Ilga-Europe, «al centro di questa strategia c’è la consapevolezza che se si intende apportare un cambiamento profondo, ciò deve riguardare tutti e tutte. Lavorando a fianco della società civile, ogni attore e dipartimento politico ha il proprio ruolo fondamentale da svolgere. Affinché questa strategia possa invertire la rotta e compiere i reali progressi che si propone di fare, tutti devono partecipare con lo stesso impegno ad esercitare nella sua attuazione i propri poteri istituzionali su tutta la linea».
Anche Yuri Guaiana, presidente di Certi Diritti e componente del board di Ilga-World, ha insistito infine sulla necessità di una nuova strategia anche in Italia: «La commissaria all’Uguaglianza Helena Dalli ha chiaramente invitato gli Stati membri a sviluppare la loro strategia Lgbti offrendo il sostegno della Commissione europea. L’Italia non ha una strategia Lgbti dal 2015. Ora non ci sono più scuse. L’Italia deve vararne una nuova prendendo esempio dalla Commissione europea».