Nel 1978, l’editore Savelli pubblicava un libro importante che, alcuni anni dopo, nel 2007, è stato ripubblicato dall’editore Avagliano. Stiamo parlando di Dal fondo, la poesia dei marginali, curato da Carlo Bordini e Antonio Veneziani, due grandi personalità della poesia italiana.
Il volume rappresentò un vero e proprio momento di frattura nel panorama editoriale italiano perché, per la prima volta, nella cultura italiana, venivano raccolte poesie di non-poeti, esperienze raggrumate nei versi di tossicodipendenti, detenuti, omosessuali, prostituite e prostituti, pazzi. Insomma, la voce che veniva dal fondo della società. Una voce che, per la prima volta, senza retorica, senza giudizio e senza pregiudizio, si presentava con tutta il suo potenziale esplosivo alla ribalta della società, rivendicando spazi di dignità e riconoscimento.
In uno dei contributi critici presenti alla fine del volume, Omosessualità e scrittura, Djami, a proposito di queste voci poetiche di non poeti omosessuali raccolte da Carlo Bordini e Antonio Veneziani, ricorda il potere eversivo di un’operazione che aveva permesso ai “froci” di urlare, per la prima volta, ai quattro venti la loro esistenza e di «sparare a zero sulla famiglia e sulle istituzioni che non hanno mai voluto saperne di loro e li hanno ignorati e chiusi nei manicomi».
Qualcuno, forse, si starà domandando perché, a distanza di 42 anni, oggi parliamo di questa operazione letteraria. Ne parliamo non solo perché è ancora attualissima e densa di commozione, rabbia e struggimento, ma perché, il 10 novembre, ci ha improvvisamente lasciato il suo fautore Carlo Bordini, esimia voce “eterodossa” della cultura italiana.
Certo avremmo potuto ricordare Bordini, ricordando i suoi meravigliosi libri di poesie, a partire della raccolta antologica I costruttori di vulcani, edito da Sossella nel 2010, che è uno dei testi più importanti e interessanti tra le pubblicazioni poetiche italiane degli ultimi cinquant’anni. Oppure avremmo potuto ricordare Bordini per il suo lavoro di ricerca e di studio come storico, per il suo impegno politico come ex trotzkista, per la sua opera di saggista in cui spicca il lavoro su Pier Paolo Pasolini, per le sue prose, di cui non possiamo tacere l’acuta e ironica autobiografia pubblicata nel 2016 Memorie di un rivoluzionario timido.
Invece, abbiamo deciso di ricordare Carlo Bordini, che ha anche generosamente partecipato ad alcune manifestazioni letterarie organizzate da Arcigay Napoli, con Dal fondo, perché si tratta di un libro imprescindibile per conoscere lo spirito autentico della nostra società negli ultimi quarant’anni e per cogliere appieno l’a-priori ideologico dell’attività di Carlo Bordini. Intellettuale di profonda umanità ed eccezionale intelligenza, aveva capito, già negli anni ‘70, che quella contemporanea è una società caratterizzata dalla disgregazione dei rapporti interpersonali. Una società segnata da una sorta di solitudine vissuta collettivamente, in cui la poesia poteva tornare alle funzioni originali e testimoniare il nostro stato esistenziale disgregato, infrangendo provocatoriamente convinzioni, stereotipi e pregiudizi.
Infine, nell’omaggiare la memoria di Carlo Bordini, ricordiamo di seguito una sua poesia che sembra aderire drammaticamente alla situazione che stiamo vivendo.
Noi, mentre la casa crolla
Noi, che stiamo vivendo l’inizio del tracollo della civiltà umana,
ci preoccupiamo di cambiare la carta da parati
e di lucidare i mobili
mentre la casa crolla ci dedichiamo a rovinose dispute con il portiere
e facciamo progetti per migliorare (abbellire) le serrature delle nostre case
le nostre case stanno cadendo e noi ci preoccupiamo di abbellirle
perché gli animali domestici hanno bisogno di un ambiente sereno.
(da I costruttori di vulcani, Luca Sossella, Bologna, 2010)