Continua a essere oggetto dell’attenzione mediatica internazionale il fermo, cui l’eurodeputato ungherese József Szájer è stato sottoposto per aver partecipato, nella notte tra venerdì e sabato scorso, a un’orgia tra maschi con assunzione di droghe in un appartamento di Bruxelles. Identificati anche gli altri 24 partecipanti al sex party, tra cui componenti del corpo diplomatico, che sono stati multati con un’ammenda di 250 euro ciascuno per violazione delle misure di prevenzione e contenimento del Covid-19.
Szájer, che, feritosi nel fuggire rocambolescamente attraverso la grondaia dello stabile, era stato raggiunto in strada dalla polizia e trovato in possesso di una pillola di ecstasy, ha ieri presentato le proprie dimissioni da europarlamentare (a partire dal 31 dicembre) ma dichiarando in un comunicato di non aver mai fatto uso di stupefacenti. Ha chiesto poi scusa alla famiglia, ai colleghi e agli elettori, chiedendo però a quest’ultimi «di considerare un tale passo falso tenendo conto dei miei trent’anni di duro lavoro e del mio impegno. L’errore è di natura strettamente personale: chiedo a tutti di non coinvolgere in quanto successo il mio Paese e la mia famiglia di appartenenza politica».
E il nocciolo della questione sta tutto nella “famiglia di appartenenza politica”, che nel caso di Szájer è Fidesz, il partito ultraconservatore, nazionalista e propugnatore della difesa della famiglia tradizionale, di cui lo stesso è tra i cofondatori. Legatissimo a Viktor Orbán e sposato con Tünde Handó, controversa giudice della Corte Costituzionale ungherese, Szájer è stato uno degli artefici della riforma costituzionale magiara del 2010 e della relativa ridefinizione di matrimonio quale unione tra un uomo e una donna. È di fatti ritenuto l’estensore materiale dell’articolo L della “Legge fondamentale dell’Ungheria” (Magyarország Alaptörvénye), che, approvata dall’Assemblea nazionale il 19 aprile 2011 e firmata dall’allora presidente della Repubblica Pál Schmitt, recita al comma 1: «L’Ungheria tutela l’istituto del matrimonio quale unione volontaria di vita tra l’uomo e la donna, nonché la famiglia come base della sopravvivenza della nazione».