In tempi di Covid-19 continua, ma adattata nelle forme, la formazione di giornaliste e giornalisti. Si terrà perciò in streaming sulla piattaforma Zoom il corso di cinque crediti Orientamenti sessuali e Media: parole d’odio e la deontologia giornalistica che, organizzato da Gaynet – Italia Gay Network in collaborazione con l’Odg della Lombardia e con il sostegno di Unar – Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali, avrà luogo martedì 22 dicembre dalle 9:30 alle 12:30.
A moderare le docenze, tenute da Gegia Celotti (coordinatrice Gruppo Pari Opportunità Odg Lombardia), Rosario Coco (referente Gaynet Roma), Franco Grillini (direttore di Gaynews.it e presidente di Gaynet), Paola Guazzo (saggista e collaboratrice di Gaynews.it), Alessandro Paesano (esperto analisi dei media) con organizzazione tecnica di Daniele Sorrentino (curatore da oltre 20 anni della comunicazione del Festival dei Due Mondi di Spoleto), sarà Francesco Lepore, caporedattore di Gaynews.it e collaboratore de Linkiesta.it, che lo stesso Franco Grillini ha deputato nel maggio 2017 a coordinatore nazionale di Gaynet per i corsi di formazione.
Vivo apprezzamento per il corso del 22 dicembre e l’impegno quasi decennale di Gaynet nella formazione giornalistica è stato espresso a Gaynews da Triantafillos Loukarelis, coordinatore dell’Unar: «Tutti gli organismi internazionali, compresa l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa, riconoscono l’importanza dell’utilizzo di un linguaggio inclusivo che valorizzi le diversità nella società. I corsi di formazione che vanno in questa direzione sono molto partecipati dagli operatori dei media, perché ritenuti da loro essenziali per la correttezza dell’informazione e per l’arricchimento della propria professionalità».
Non nasconde la sua soddisfazione per l’appuntamento del 22 Franco Grillini, per il quale «il corso Orientamenti sessuali e Media: parole d’odio e la deontologia giornalistica costituisce la prima tappa significativa nella pianificazione d’un “tour” formativo su scala nazionale in collaborazione con gli Odg regionali e col sostegno dell’Unar. Esso si pone in linea di continuità con il primo corso Gli ambienti particolari che, da me ideato e organizzato, si tenne a Bologna il 13 dicembre 2013 in una gremitissima Sala polivalente Guido Fanti dell’Assemblea legislativa regionale. Tantissimi e di peso i relatori e le relatrici, tra cui Gerardo Bombonato, Giovanna Cosenza, Beppe Ramina, Giovanni Rossi, Antonio Rotelli Gianpaolo Silvestri, la compianta Delia Vaccarello, senza contare i saluti iniziali degli allora coordinatore dell’Unar Marco De Giorgi e viceministra del Lavoro Cecilia Guerra. Un tale modello formativo è stato poi affinato e realizzato più volte a Roma su impulso di Rosario Coco, Alessandro Paesano, Valerio Mezzolani e, grazie all’impegno di Francesco Lepore, a Napoli (con la partecipazione, nel 2018, del presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna), Benevento, Pompei in collaborazione con l’Odg della Campania e a Reggio-Emilia e Rimini con quello dell’Emilia-Romagna».
Secondo l’ex parlamentare e storico leader del movimento Lgbti+ italiano, «è necessario sottolineare come in questi corsi si affronti il tema del linguaggio utilizzato dai media sulle questioni Lgbti+. Linguaggio, che a volta è ancora figlio di ciò che trovavamo scritto nelle cronache dei giornali degli anni passati a proposito di “amicizie particolari” e dei “torbidi ambienti omosessuali”. Per fortuna, le cose negli ultimi anni sono molto cambiate grazie anche a una sensibilità sempre più crescente dell’Ordine al riguardo, di cui è prova la recente e importantissima modifica del Testo unico dei doveri del Giornalista con l’inserzione dell’articolo 5 bis. Ma resta sempre ancora tanto da fare. Come sempre, torno a ribadire che in tale ambito porre come prioritario il tema del linguaggio non significa affatto promuovere l’uso del politicamente corretto ma significa, al contrario, invitare le giornaliste e i giornalisti a essere rispettosi delle persone Lgbti+. A tenere in considerazione anche la loro “sensibilità”. E a tenere in considerazione anche i loro diritti che a tutt’oggi, in Italia, non sono garantiti in maniera pienamente egualitaria».