Vai quando vuoi è il nuovo romanzo di Dimitri Cocciuti, autore televisivo e responsabile del reparto format della Ballandi, che segue, a tre anni di distanza, l’esordio narrativo dell’autore con Ogni cosa al suo posto. Opera, questa, che ha conquistato i cuori dei lettori e le classifiche di settore, varcando i confini nazionali con le versioni in inglese e in spagnolo.
Vai quando vuoi, disponibile in tutte le librerie e gli stores digitali da novembre 2020, è ambientato a Siviglia a metà tra i giorni d’oggi e gli anni ’60. Esso racconta la storia di Samuele, Juan ed Edelweiss: Samuele deve fare i conti con la sua separazione da Valerio e pensa che l’unico modo per stare meglio sia partire per la Spagna, alla ricerca di un altro sé; Juan, 50 anni prima, in una Siviglia nella morsa della dittatura franchista, vive in segreto la sua storia d’amore con Mario, un ingegnere sposato; Edelweiss, una donna di 94 anni rassegnata all’inevitabile scorrere del tempo, si ritrova a essere l’anello di congiunzione tra due vite lontane solo all’apparenza. Leggendo il romanzo si scopre, però, che Edelweiss, Samuele e Juan hanno molto più di qualcosa in comune e, soprattutto, condividono lo stesso interrogativo: quando ami davvero qualcuno, quanto sei disposto a lasciarlo andare?
Nella prefazione al romanzo Enrica Bonaccorti scrive: «Vai quando vuoi è un romanzo che si legge con gli occhi e con la pelle, negli occhi resta il sogno, sulla pelle carezze e graffi a ogni pagina». Ma per saperne di più del romanzo, raggiungiamo telefonicamente l’autore Dimitri Cocciuti.
Il motore narrativo di Vai quando vuoi è una separazione. Come nasce questa riflessione sulla separazione?
L’idea di Vai quando vuoi nasce dopo un lutto che mi ha colpito tre anni fa, quando mia nonna, con cui avevo uno splendido rapporto, è venuta a mancare. Avevo voglia di affrontare il tema delle separazioni sotto più punti di vista, non solo quelle terrene ma anche e soprattutto quelle relazionali, con uno sguardo particolare a quelle che avvengono nel mondo Lgbt, di cui si parla poco e talvolta con una certa superficialità. Molte persone alle prese con la fine di rapporti d’amore o d’amicizia voltano pagina senza colpo ferire, come se l’altro non fosse mai esistito. Ho provato a mettermi nei panni di chi invece sente il bisogno di guardarsi dentro, e vuole comprendere sia le cause, quanto il dolore che si prova nell’attraversare quel distacco che inevitabilmente ci cambia. E non è stato difficile immedesimarmi perché, ti confesso, affrontare le separazioni è un tasto dolente anche per me, non è stato facile a volte gestire il dolore, sotto questo punto di vista scrivere questo romanzo ha cambiato considerevolmente la mia percezione sul tema. La separazione è un momento fondamentale della nostra vita, sia quando la subiamo o quando ne siamo artefici: in entrambi i casi credo sia propedeutica a una nostra personale catarsi, perché comprendere il distacco ci permettere di raggiungere, consapevolmente, un’altra felicità.
La separazione da cui prende l’avvio il romanzo riguarda una coppia omosessuale. Il proliferare delle app per incontri e dei social in generale, ha reso – a tuo parere – più “facile” la separazione delle coppie? C’è qualche differenza tra la separazione che avviene in una coppia eterosessuale e quella che avviene in una coppia omosessuale?
Le app sicuramente hanno contribuito a una maggiore facilità nel dare vita a dinamiche “fatali” per una coppia. Mi piace però pensare anche che al tempo stesso hanno facilitato la possibilità di incontrare qualcuno con cui magari costruire qualcosa di speciale. Come ogni strumento a disposizione, molto dipende dall’utilizzo che ne fai. Per quanto riguarda le differenze tra separazioni nelle coppie eterosessuali e quelle omosessuali, credo che perlomeno in Italia vista, purtroppo, la mancanza di leggi che garantiscono il diritto di una coppia gay di poter essere genitori, una differenza può risiedere ad esempio nella modalità di gestione dei figli, quando parliamo di coppie che ne hanno ovviamente. Da un punto di vista meramente emozionale, invece, l’amore è molto democratico: amiamo e soffriamo tutti allo stesso modo.
Enrica Bonaccorti, nella prefazione, scrive: «La riflessione adulta che arriva dalla lettura di “Vai quando vuoi” è che seguire il nostro ‘dono’, quell’intuito intelligente che ci ricorda Einstein, può portarci a risultati che nessuna analisi razionale può raggiungere». Dunque l’intuito, a tuo parere, può essere vincente rispetto alla riflessione e all’elaborazione intellettuale?
L’intuito talvolta è addirittura salvifico. Spesso ci incartiamo in un mare magnum di pensieri quando poi alla fine spesso e volentieri è la coscienza intuitiva che ci aiuta a “svoltare”. E difficilmente ci sbagliamo, ma c’è da dire che privilegiare intuito o riflessione è impresa ardua, dipende molto dal contesto. Nella mia vita l’intuito ha sempre rappresentato una parte fondamentale: laddove mi sentivo di buttarmi o evitare qualcosa, non mi sono mai sbagliato. Quando non ho dato retta all’intuito e ho privilegiato il pensiero razionale ho preso una grande cantonata (soprattutto nelle questioni amorose, dove la prima impressione è spesso e volentieri quella che conta).
Dopo il successo del tuo primo romanzo, cosa ti aspetti da Vai quando vuoi?
Ogni cosa al suo posto, che negli anni è diventato praticamente una specie di cult della narrativa Lgbt, continua ancora oggi ad avere un enorme successo e credimi ne sono davvero orgoglioso. È una storia ambientata a Roma di impatto immediato, che affronta il tema del coming out e della bellezza di essere se stessi (e che ti annuncio in anteprima, arriverà presto il “sequel” che in tantissimi hanno chiesto a gran voce). Vai quando vuoi, che prende vita invece in una Siviglia a metà tra il presente e gli anni 60, segue un po’ quel viaggio dentro se stessi in una forma forse più introspettiva, analizza cosa proviamo quando siamo alle prese con una separazione che ci fa soffrire , senza tralasciare quell’aspetto pop che è un po’ il mio marchio di fabbrica. Più che aspettative mi auguro che anche questa storia riesca ad emozionare i miei lettori, che è poi l’aspetto più importante. Proprio qualche giorno fa ho ricevuto il messaggio di un lettore che si trova in un momento particolare della sua vita in cui deve affrontare un distacco e mi ha ringraziato perché dopo aver letto il mio romanzo ha trovato una forza che non pensava di avere: è questo per me il regalo più bello, scrivere qualcosa che arriva dritta al cuore.