Non si placa la polemica per l’approvazione della mozione leghista “I rischi della cultura gender” da parte del Consiglio comunale di Rivoli (To), alla cui votazione, avvenuta il 18 gennaio, il sindaco forzista Andrea Tragaioli ha preferito non partecipare.
Il testo, a prima firma di Manuela Mancin, chiede all’amministrazione di «vegliare sull’educazione di coloro i quali saranno i rivolesi di domani. Segnalando sommessamente a tutto il mondo scolastico che l’educazione alla parità tra i due sessi. L’educazione sessuale, la lotta al bullismo e alla violenza, sono temi fondamentali. Ma che non devono mai mettere in discussione l’incontrovertibile identità biologica che la natura ha assegnato ad ogni individuo ricorrendo magari ai concetti espressi in precedenza».
Nella mozione si sostiene che «all’ombra di concetti assolutamente condivisibili come la parità di sesso tra maschio e femmina con le pari opportunità, la lotta al bullismo e alla violenza di ogni genere, si nascondono dei rischi e delle preoccupazioni che, come eletti di questa città, dobbiamo rendere noti e stigmatizzare. Da tempo infatti si sente parlare della cosiddetta “cultura gender” che in alcune scuole italiane si è insinuata nei programmi didattici. La suddetta teoria sostiene in sintesi che l’identità sessuale di un individuo non viene stabilita dalla natura e dall’incontrovertibile dato biologico ma unicamente dalla soggettiva percezione di ciascuno che sarà libero di assegnarsi il genere percepito, “orientando” la propria sessualità secondo i propri istinti e le proprie mutevoli pulsioni».
Immediata la reazione del Pd di Torino, per il quale «la Lega piemontese avanza oscure teorie, che non trovano alcun fondamento scientifico, su una “cultura gender” che “inculca concetti che altro non possono fare che confondere e ingenerare insicurezze” e “gravi disorientamenti psicologici”. Queste teorie, messe addirittura per iscritto su mozioni e ordini del giorno che vengono presentati negli Enti locali, feriscono la società, la confondono e la allarmano senza alcuna ragione fondata. La Lega, come ormai siamo abituati a vedere, fa propaganda sulla pelle delle persone, negando il diritto all’autodeterminazione dell’individuo e la libertà di essere se stessi. L’autonomia scolastica e la libertà di insegnamento sanciti dalla Costituzione rendono nulle le assurde iniziative della Lega che pare rimpiangere il Ministero del Cultura popolare pensando di affidare alle amministrazioni comunali ingerenze indebite nella scuola».
E così, mentre è stata lanciata una petizione online per chiedere il ritiro della mozione, cui hanno già aderito quasi 1.500 persone, continua il dibattito che ha visto scendere in campo anche Arcigay Torino “Ottavio Mai”.
«È inaccettabile che un’istituzione promuova false informazioni che generano pesanti discriminazioni verso le cittadine e cittadini – così Serena Graneri, presidente del locale comitato –. Chiediamo che la mozione venga ritirata e che sia promosso in tutte le scuole del Comune di Rivoli un progetto di educazione alle differenze, a cui offriamo il nostro supporto nella realizzazione. L’approvazione della mozione ci ricorda quanto sia necessaria e urgente una legge che tuteli la nostra comunità da attacchi omolesbobitransfobici. Ci auguriamo che venga ripresa il prima possibile la discussione in Senato del testo di legge Zan».