185 attrici e attori tedeschi hanno fatto, primo caso nella storia, coming out di massa, identificandosi come «lesbiche, gay, bisessuali, trans*, queer, inter e non binari, tra molte altre cose».
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L’iniziativa è stata lanciata ieri con l’hashtag #actout e relativo manifesto attraverso l’ultimo numero del magazine del quotidiano bavarese Süddeutsche Zeitung, che ha scelto le foto di larga parte di chi ha aderito come immagine di copertina.
185 Schauspieler*innen outen sich im neuen SZ-Magazin als lesbisch, schwul, bi, queer, nicht-binär, trans*. Was sie mit #actout erreichen wollen – am Freitag im neuen Heft in der @SZ und jetzt digital unter https://t.co/GYWsgfjudB pic.twitter.com/Ej84a9W8EQ
— SZ Magazin (@szmagazin) February 4, 2021
«Fino ad ora – si legge nel manifesto – non siamo stati in grado di essere aperti sulla nostra vita privata, temendo conseguenze professionali. Troppo spesso molti di noi sono stati avvertiti (siano essi manager, agenti di casting, colleghi, produttori, editori, registi, ecc.) di tacere sui nostri orientamenti sessuali e identità di genere per evitare di mettere a repentaglio le nostre carriere. Stiamo mettendo fine a tutto questo una volta per tutte! Abbiamo deciso di unirci in una pubblica dichiarazione per avere visibilità».
Viene quindi dichiarato: «Alcuni di noi sono attori che hanno coraggiosamente rischiato di fare coming out da soli in passato. Alcuni di noi hanno deciso di farlo adesso. Siamo esordienti, nomi familiari e nomi di cui potresti non aver ancora sentito parlare. Siamo cresciuti quando l’omosessualità era ancora illegale e siamo anche più giovani di Elliot Page. Siamo cresciuti in villaggi e grandi città. Siamo persone di colore, persone con esperienze di immigrazione e persone con disabilità. Non siamo un gruppo omogeneo.
Finora ci è stato detto che, se avessimo rivelato alcuni aspetti della nostra identità, vale a dire le nostre identità sessuali e di genere, non saremmo stati di colpi più capaci d’interpretare determinati personaggi e relazioni. Come se la conoscenza di chi siamo nelle nostre vite private invalidasse in qualche modo la nostra capacità d’impersonare ruoli per il pubblico in maniera convincente. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Noi siamo attori. Non dobbiamo essere i personaggi che interpretiamo. Ci comportiamo come se ciò fosse la quintessenza del nostro lavoro».
Dopo ulteriori considerazioni la presa d’atto: «La nostra società è pronta da tempo. Gli spettatori sono pronti. La nostra industria dovrebbe essere solidale e riflettere la società in tutta la sua diversità. Ci assumiamo la responsabilità di vivere e lavorare insieme liberamente e apertamente. Siamo solidali con tutti coloro che affrontano stereotipi ed emarginazione per abilismo, ageismo, antisemitismo, classismo, razzismo e altre forme di discriminazione. Ci sentiamo anche vicini a quei colleghi che non sono pronti a fare un tale passo in questo momento. Questo è anche un atto di solidarietà che va ben oltre i confini della nostra industria e un appello a tutti affinché ci sostengano. Attendiamo con impazienza tutte le nuove storie che potremo raccontare e i personaggi che potremo interpretare. Il mondo sta cambiando e noi tutti stiamo giocando un ruolo in esso!».