A Collesalvetti (Li) si è tenuta ieri mattina alle 11:00, in piazza della Repubblica, una manifestazione in risposta all’interpellanza (poi ritirata solo verbalmente) con cui il consigliere comunale e capogruppo della Lega, Massimo Ciacchini, chiedeva il monitoraggio delle coppie dello stesso sesso unite civilmente.
Intitolato Collesalvetti Comune Arcobaleno, il flashmob è stato organizzato, nel pieno rispetto delle misure anti-Covid, da Agedo Toscana, Arcigay Livorno, Cittadini in Comune, Collesalvetti Civica, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Sinistra di Collesalvetti.
Al raduno hanno partecipato, tra gli altri, i sindaci di Collesalvetti Adelio Antolini (Pd) e di Livorno Luca Salvetti (indipendente di centro-sinistra), l’assessora regionale alle Pari Opportunità Alessandra Nardini (Pd) e il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo (Pd). È inoltre intervenuta in collegamento telefonico la senatrice Monica Cirinnà, madrina della legge sulle unioni civili.
Nel suo appassionato discorso Luca Dieci, attivista di Arcigay Livorno che risiede a Collesalvetti, ha rilevato come nelle parole «il nostro Comune è, purtroppo, […] gay-friendly», contenute nell’interpellanza, risieda «il vero nodo della questione. Non solo perché l’interpellanza che Ciacchini ha promesso di ritirare purtroppo ancora oggi non è stata ritirata; non solo perché, sebbene lo stesso consigliere si dica dispiaciuto di aver urtato la sensibilità della comunità Lgbtqia+, purtroppo non abbia ancora chiesto scusa; ma perché “purtroppo” significa “disgraziatamente” e il pensiero che un Comune sia “disgraziatamente gay-friendly”, appartiene non solo al consigliere, ma a una fetta di società che esso rappresenta».

Dieci ha quindi chiesto le scuse da parte sia del consigliere Ciacchini sia di «chiunque abbia pensato che fosse giusto censire le unioni civili» o di «chiunque pensi che una legge contro l’omolesbobitransfobia non serva».
Per l’attivista di Arcigay Livorno è infatti necessario fermarsi «a pensare prima di parlare, prima di seminare odio nelle nostre parole, perché, quando da sotto la cenere le scintille sulle quali soffiamo si riaccendono e il fuoco comincia a riprendere respiro, in un attimo divampa.. E allora sì arriveremo a dire: Purtroppo dovevamo fermarci quando eravamo in tempo!».
Guarda la GALLERY