
Ribaltando la sentenza di primo grado, la Corte d’Appello di Perugia ha assolto il senatore leghista Simone Pillon dall’accusa di diffamazione nei riguardi di Omphalos Lgbti «perché il fatto non costituisce reato».
Nel 2014 il braccio destro di Gandolfini (all’epoca non ancora parlamentare) aveva attaccato per tre volte ad Assisi, a San Marino e ad Ascoli Piceno – nelle vesti di consigliere del Forum nazionale delle Associazioni familiari – l’associazione per le sue attività di prevenzione del bulismo omotransfobico nelle scuole umbre.
L’11 aprile 2019 il giudice unico di Perugia aveva condannato Pillon a 1.500 euro di multa per diffamazione nei confronti dell’associazione perugina. Diffamazione concretatasi in affermazioni ritenute insultanti, per le quali l’attuale senatore era stato riconosciuto colpevole di aver offeso la reputazione di Omphalos e dei suoi attivisti «diffondendo notizie non corrispondenti al vero sull’attività di informazione e di prevenzione delle malattie veneree svolte dall’associazione, attribuendole iniziative e messaggi distorti rispetto al loro effettivo contenuto».
Il giudice aveva anche disposto il risarcimento, da liquidarsi in sede civile, nei confronti di Omphalos (20.000 euro) e dell’attivista Michele Mommi (10.000 euro) con una provvisione complessiva di 30.000 euro, al pagamento della quale il giudice aveva subordinato la sospensione della pena. Somma versata da Pillon, che adesso, come confermato dai suoi legali Laura Modena, Stefano Forzani e Massimiliano Sirchi, potrà chiedere indietro. Benché siano ancora ignote le motivazioni della sentenza, l’avvocata Laura Modena ha dichiarato all’Ansa: «La formula con la quale il sen. Pillon è stato assolto ci fa ritenere che sia stata riconosciuta la tesi che abbiamo sempre sostenuto. Quella cioè che si sia trattato di un legittimo diritto di critica».
Il senatore si è detto «molto soddisfatto della sentenza, che fa giustizia di anni di accuse assurde. Mi auguro che da oggi in poi nessuno si permetta più di portare nelle scuole materiale criptopornografico o che inneggi all’ideologia omosessualista, oltretutto senza il consenso dei genitori. Dedico questa vittoria a tutte le mamme e a tutti i papà che vogliono continuare a educare i loro figli liberi da ogni indottrinamento gender. Ringrazio i mie legali, Laura Modena, Stefano Forzani e Massimiliano Sirchi, nonché i colleghi della Lega, primi tra tutti Matteo Salvini e Massimiliano Romeo per la vicinanza dimostratami nel corso della vicenda processuale. Mando un grande abbraccio a Massimo Gandolfini e a tutti gli amici del Family Day che da ogni parte d’Italia mi hanno sostenuto con il loro affetto e le loro preghiere».
Pillon ha quindi aggiunto: «La Corte ha ribadito la legittimità del diritto alla libertà di parola e di critica politica di fronte alla censura Lgbt. Rispettiamo tutti, ma pretendiamo rispetto per i nostri figli, per le nostre idee e per quei diritti dei bambini che dovrebbero esser considerati valori da tutta la nostra comunità nazionale. Ora mi chiedo se tutti quei giornali e telegiornali, dal TG1 a Repubblica, dall’Espresso a Open on line avranno il coraggio di dare la notizia della mia assoluzione con le stesse pompose modalità con cui diedero quella della mia condanna. Sono comunque felice di aver combattuto per la libertà dei nostri figli, e continuerò a farlo».
Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos, ha invece commentato: «Siamo sinceramente stupiti da questa sentenza della Corte d’Appello. Non conosciamo ancora le motivazioni, che saranno depositate tra 90 giorni, ma l’assoluzione con formula “perché il fatto non costituisce reato” ci dice che i fatti contestati dalla procura esistono e che evidentemente la Corte ha deciso per un’interpretazione molto estensiva del diritto di critica. Rispettiamo la decisione dei giudici, ma attendiamo il deposito delle motivazioni per decidere i prossimi passi nella tutela dell’associazione e della comunità Lgbti tutta».
Ha quindi concluso: «Siamo e saremo sempre orgogliose del lavoro che i nostri volontari e le nostre volontarie svolgono nelle scuole, così come di quello di tante altre associazioni Lgbti in Italia. Il diritto di critica politica non può mai significare infangare il lavoro altrui».