Con 224 voti favorevoli, di cui tre espressi da esponenti del Partito Repubblicano, e 206 contrari la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha ieri approvato l’Equality Act, che, integrando il Civil Rights Act del 1964, estende anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere il divieto di discriminazione basato su razza, religione, sesso e nazionalità. Perché diventi legge, l’Equality Act dev’essere ora approvato al Senato, la cui attuale composizione è di 50-50 ma con la vicepresidente Kamala Harris i Democratici detengono una risicata maggioranza.
Alcuni senatori repubblicani hanno già espresso la loro opposizione, tra cui Mitt Romney. L’ex candidato alle presidenziali ha dichiarato che voterà contro il disegno di legge se non si aggiungerà un emendamento che garantisca «forti tutele alla libertà religiosa». I senatori del Gop potrebbero prolungare indefinitamente il dibattito sul disegno di legge con la procedura dell’ostruzionismo (filibustering). Per uscire dall’impasse sarebbe allora necessario approvare un’apposita mozione, che da regolamento del Senato richiede la maggioranza dei tre quinti dei membri in un numero fissato a 60.
Già approvato alla Camera nel 2019 durante la presidenza Trump, l’Equality Act fu affondato dai repubblicani al Senato proprio in nome di una presunta violazione della libertà religiosa. Ma secondo un sondaggio del Public Religion Research Institute circa l’83% degli americani è favorevole a leggi che proteggano le persone Lgbt+ dalla discriminazione, compreso il 68% dei repubblicani.
L’approvazione del’Equality Act costituirebbe uno degli atti promessi da Joe Biden nei primi cento giorni della sua amministrazione, già segnata da memorandum e ordini esecutivi a tutela delle persone Lgbti+.