Con un responsum ad dubium, di cui Papa Francesco è stato informato il 22 febbraio scorso acconsentendone alla pubblicazione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha detto che la Chiesa cattolica non dispone del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso. Una presa di posizione che è sicuramente da correlarsi alle ultime richieste provenienti del Cammino sinodale tedesco e, in particolare, alle dichiarazioni aperturiste di vari presuli a partire dal presidente della Kep, Georg Bätzing.
Le motivazioni addotte per ritenere illecita “ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere tali unioni” si restringono essenzialmente a due e sono così indicate nella Nota esplicativa: «Quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano – che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni.
Per tale motivo, non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso. La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore.
Inoltre, poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio, dato che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».
La Congregazione per la Dottrina della Fede ha però ribadito al contempo la necessità di rigettare “ogni ingiusta discriminazione” verso le persone omosessuali, alle quali, d’altra parte, possono singolarmente essere impartite benedizioni.
Pur essendo una decisione che attiene alla sfera disciplinare e liturgica della Chiesa, il responsum ha sollevato numerose reazioni critiche, tra cui quelle di Franco Grillini, presidente di Gaynet e direttore di Gaynews, che ha dichiarato: «Mi spiace per gli omosessuali cattolici ai quali questa uscita dell’ex “Sant’Uffizio” provocherà ulteriori sofferenze. Per i laici tuttavia, non si può che respingere al mittente questo giudizio sommario e offensivo sulla via reale delle coppie omosessuali. Sotto il profilo civile, infatti, la presunta illiceità e il presunto peccato così come lo intente l’ex Santa Inquisizione è irrilevante e irricevibile. La notizia diffusa da tutti i tg, senza alcun contraddittorio o possibilità di replica, non fa che rendere ipocriti i pronunciamenti pietisti sulle singole persone omosessuali, ai quali si continua a proporre la follia di una vita in solitudine e senza sessualità. Prima o poi il Vaticano dovrà implorare il perdono per le sofferenze che continua ad infliggere alla collettività Lgbti. Nel frattempo lo stato dovrebbe rivedere e tagliare l’enorme flusso di denaro (circa 7 miliardi all’anno) che finiscono nelle opache banche vaticane e provengono dalle tasche di tutti i contribuenti, anche delle persone Lgbti».