Benedetto Della Vedova, che il 1° marzo, giurando da sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione internazionale davanti al presidente del Consiglio Mario Draghi, aveva espressamente parlato di impegno nel campo dei diritti e rivolto uno specifico pensiero a Patrick George Zaki recluso da oltre un anno in Egitto, ha nuovamente attaccato il Carroccio sulla questione del ddl Zan.
«Salvini – ha ieri scritto su Facebook – ha il diritto di tessere la sua alleanza sovranista e ostile alla integrazione europea con Orbán, caratterizzata naturalmente da un impianto reazionario sui diritti. A maggior ragione, il resto delle forze parlamentari che convintamente appoggiano il Governo Draghi nel suo europeismo e nei suoi obiettivi di contrasto alla pandemia e sostegno e rilancio dell’economia hanno il dovere di approvare in parlamento la legge contro l’omotransfobia».
Ha invece mosso una critica congiunta a Lega e Fratelli d’Italia Franco Mirabelli, vicepresidente del Partito democratico al Senato e capogruppo Pd in Commissione Giustizia di Palazzo Madama, scrivendo sui social: «Per impedire che la legge già approvata dalla Camera che punisce l’omotransfobia sia definitivamente approvata anche al Senato, in questi giorni stanno intervenendo i leader di Lega e Fratelli d’Italia utilizzando argomenti che nulla hanno a che fare col merito del disegno di legge. La tesi sostenuta, buon ultimo anche dal presidente della Commissione Giustizia del Senato Ostellari, che dovrebbe invece avere un ruolo di garanzia, è quella che ci sarebbero problemi più importanti da affrontare e che non interessa agli italiani tutelare le persone Lgbt. In realtà, per questo è ancora più importante che da mercoledì si inizi a discutere del provvedimento».
Mirabelli ha osservato che «la questione dei diritti civili non può essere secondaria per nessun governo e, tanto meno, per il Parlamento e sarebbe grave se fosse divisiva. Di questo stiamo discutendo. Matteo Salvini ha incontrato negli scorsi giorni i leader di Ungheria e Polonia anticipando la costruzione di un gruppo e di un percorso comune. Se la Lega condivide le posizioni retrive sui diritti civili si quei due leader politici esca dall’ambiguità e lo ammetta. Se condivide la scelta di Orbán di cambiare la Costituzione per cancellare le coppie omosessuali o quella di istituire zone gay free, lo dica e motivi così la contrarietà alla legge Zan. Non c’è bisogno di ricorrere ad argomenti inesistenti come la scarsa importanza del tema o la inventata introduzione di reati di opinione».
Secondo il senatore dem «nell’Europa che sceglie di fare dei diritti civili una priorità fondamentale su questo non ci possono essere ambiguità. O si sta con con chi difende e afferma i diritti civili o con Orbán e Morawiecki. La Lega chiarisca e non abbia paura di affrontare la discussione in commissione Giustizia al Senato».
Ha intanto superato le 15.000 firme la petizione lanciata, dieci giorni fa, da Da’ voce al rispetto (in collaborazione con I Sentinelli di Milano e Gaynet) per chiedere la calendarizzazione al Senato e l’approvazione definitiva del ddl Zan.