«Episodi di cronaca terribili si susseguono, non solo espressione di intolleranza ma istigazioni alla discriminazione e alla violenza. E quando questi atti avvengono per motivazioni precise (essere gay o lesbiche o trans o queer o altro) c’è bisogno della tutela rafforzata. È già previsto, con la legge Mancino, nel caso di istigazione a commettere atti discriminatori o di violenza fondati sul razzismo o motivazioni religiose. Deve avvenire anche per l’omofobia, la transfobia, quando non ci si limita ad esprimere un’opinione su ciò che si ritiene normale e ciò che non si considera tale, ma si istiga alla repressione, all’eliminazione fisica, alla persecuzione, si aggrediscono cittadini solo in quanto omosessuali, transessuali».
A scriverlo è Linda Laura Sabbadini, statistica di fama internazionale, esponente di spicco del femminismo italiano e direttrice centrale Istat, nell’articolo Omofobia, l’ora delle scelte, comparso il 2 aprile su La Repubblica.
Nel ricordare che «le leggi a volte sono il punto di arrivo di trasformazioni culturali profonde» e che «servono a garantire la difesa della dignità delle persone, uomini o donne, gay o lesbiche o trans, disabili o altro. Servono a far crescere la cultura del rispetto degli altri», Sabbadini osserva che il ddl Zan «è punto di arrivo di una crescita di coscienza collettiva ma al tempo stesso punto dipartenza per la battaglia contro i crimini d’odio. Dà più strumenti per combattere le fonti della istigazione alla discriminazione e all’odio. Tutto è perfettibile, basta discuterne. Ma non c’è dubbio che sulla omotransfobia come su tutti i crimini d’odio bisogna fare un salto di qualità».
L’insigne pioniera europea delle statistiche per gli studi di genere ha poi sottolineato la necessità di una celere calendarizzazione del ddl Zan in Commissione Giustizia del Senato, rilevando, come dopo il duplice rinvio dell’Ufficio di presidenza, il presidente Ostellari (Lega) l’abbia infine convocato per il 7 aprile.
«È una bella notizia. Mi auguro – conclude Linda Laura Sabbadini – che la discussione sulla legge si avvii. Tante voci della società civile, del mondo della cultura si stanno pronunciando a favore. Il fatto che la maggioranza di governo non abbia una posizione univoca non deve essere di freno. In una vera democrazia il Parlamento dovrebbe discutere iniziative legislative che vanno al di là delle maggioranze di governo sulla base dell’iniziativa parlamentare. Ben vengano su tematiche di questa portata anche posizioni differenti all’interno degli schieramenti. Anche questo è un modo per vivificare la nostra democrazia».