«Chi ha paura del ddl Zan? Ce lo dice nientemeno che Zan. Qui si parla di discriminazione, di strumenti per combatterla, di iter parlamentari, di leghisti furbacchioni, di franchi tiratori, di omobitransfobia, di misoginia, di abilismo e del perché sia necessario configurarli come specifici crimini d’odio».
Con queste parole Michela Murgia ha introdotto ieri sera la diretta Instagram, cui ha appunto partecipato il deputato del Pd, già relatore del disegno di legge alla Camera. Un’ora di conversazione, nel corso della quale, anche sulla spinta delle numerose persone partecipanti, la scrittrice ha posto ad Alessandro Zan le obiezioni ricorrenti al testo di legge, di cui, dopo l’approvazione della Camera, si attende da mesi la calendarizzazione in Senato.
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Murgia ha fra l’altro rilevato come la ragione di discriminazioni e violenze contro persone Lgbti+, donne, disabili sia «sempre la stessa: è la cultura patriarcale. Per cui noi dobbiamo avere il coraggio di dire che o il nostro Paese agisce contro il patriarcato o queste discriminazioni non le debellerà mai».
Nella parte conclusiva ha chiesto quale «azione di pressione dev’essere fatta perché la discussione sia ricalendarizzata, perché il Senato torni a votarla». Zan ha ricordato come «negli ultimi giorni sta prendendo piede una grande mobilitazione. La petizione di Da’ voce al rispetto, che è su due piattaforme, sia Change.org sia All Out, sta avendo un enorme successo. Un altro mezzo è sicuramente scrivere ai senatori e senatrici del proprio territorio. E poi continuare a parlarne e scriverne, utilizzando i social».