Come richiesto il 7 aprile all’unanimità dall’Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia del Senato su proposta del presidente leghista Andrea Ostellari, che si era appellato al Regolamento, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha ieri disposto l’assegnazione in sede referente dei quattro ddl contro l’omotransfobia presentati a Palazzo Madama.
A questo punto la palla passa di nuovo ad Ostellari, perché, come ricordato dalla senatrice M5s Alessandra Maiorino, «questo significa che ora la commissione Giustizia ha la facoltà di iniziare l’esame dei testi». Dovrà infatti adesso convocare nuovamente l’Ufficio di presidenza per abbinare i testi, compreso quello Zan già approvato alla Camera, e calendarizzare la discussione.
Come spiegato a Gaynews dal giurista Antonio Rotelli, la conseguenza immediata sarà che «durante la prima seduta della Commissione Giustizia i 5 ddl, ai sensi del comma 1 dell’articolo 51 del Regolamento del Senato che disciplina questo aspetto, saranno abbinati perché vertono sulla stessa materia. In quella sede, inoltre, qualche componente della Commissione potrebbe anche obiettare che uno o più testi non dovrebbero essere abbinati se, astrattamente, disciplinano materie ulteriori. In quel caso, o la Commissione estende l’ambito dell’iter legislativo oppure chi ha presentato il ddl deve “stralciare” la parte in eccesso (chiamiamola così) perché il ddl resti abbinato agli altri».
Per Alessandro Zan, a questo punto, «ora davvero non ci sono più scuse».
Prima che fosse diffusa la notizia della decisione di Alberti Casellati, si erano registrate a favore del ddl Zan le posizioni favorevoli della capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Anna Maria Bernini (sia pur con alcuni distinguo sul testo), e della senatrice azzurra Gabriella Giammanco. Quest’ultima, che è anche vicepresidente di Forza Italia al Senato, aveva infatti affermato all’Adnkronos: «Io penso che il ddl Zan non vada bloccato, ma vada comunque discusso e dibattuto. Altrimenti, se lo blocchiamo, diamo un’alibi a chi pensa che in Parlamento non si voglia affrontare la questione. Invece, il Parlamento è il luogo deputato al confronto tra idee, anche contrapposte». Per poi aggiungere: «Personalmente non lo trovo così pericoloso come alcuni ritengono».