Il 6 maggio l’associazione nazionale D.i.Re “Donne in Rete contro la violenza”, che raccoglie più di 80 Centri antiviolenza e le diverse Case delle donne, ha preso posizione a favore del ddl Zan credendo «fortemente che oggi sia più che mai urgente arginare, contenere e eliminare l’incitazione all’odio verso chi diserta l’ordine dominante. Nel nostro impegno di accompagnamento delle donne fuori dalla violenza maschile e nelle azioni continue di cambiamento culturale che progettiamo per costruire una società nel rispetto dei diritti delle donne, trova spazio il nostro sostegno al disegno di legge contro l’omolesbobitransfobia».
I motivi sono stati così enunciati nel comunicato ufficiale diffuso l’altroieri: «Perché la legge intende prevenire violenze e discriminazioni basate su “sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere” in cui ricadono le violazioni dei diritti anche delle donne e dunque la violenza maschile. Perché crediamo che i diritti di tutti/e saranno tutelati effettivamente solo quando si riconosceranno le differenze come un valore in un’ottica di rispetto che mira al superamento delle norme che il patriarcato ci ha imposto per millenni, e pensiamo che aggiungere diritti non vuol dire toglierli ad altre/i. Perché nella violenza maschile alle donne vi è il tratto di odio verso la diversità e verso chi eccede e trasgredisce ai rigidi ruoli voluti da una società patriarcale. Perché pensiamo che si debba garantire la libertà di amare chi vogliamo, di poterci esprimere come desideriamo superando ruoli rigidi e stereotipati che ci impongono come dobbiamo essere e come dobbiamo comportarci per rientrare nei modelli che il patriarcato ha creato per mantenere il dominio maschile».
D.i.Re ha quindi concluso: «Come Centri antiviolenza, come spazi di libertà per le donne, non possiamo accettare che nel nostro Paese ci sia ancora chi pretende di scegliere per qualcun altro chi si deve amare e chi si vuole essere».
Sempre due giorni fa, inoltre, una rappresentanza di femministe firmatarie della lettera a sostegno del ddl Zan, sottoscritta da oltre 500 attiviste del movimento delle donne, ha incontrato la senatrice Anna Rossomando, responsabile Giustizia e Diritti nella segreteria del Partito Democratico.
Composta da Mia Caielli, Susanna Camusso, Maura Cossutta, Elisa Ercoli, Arianna Fiumefreddo, Michela Marzano, Ulrike Oberhammer, Laura Onofri, Sonia Ostrica, Bianca Pomeranzi, Luisa Rizzitelli, la delegazione ha ribadito l’ampio sostegno all’approvazione del ddl Zan così come è stato licenziato dalla Camera con voto favorevole il 4 novembre scorso.
È stato sottolineato come «una legge che si attende da oltre 25 anni contro i discorsi e i crimini d’odio, non possa arenarsi per questioni meramente ideologiche e fuorvianti come l’inclusione nel testo dell’identità di genere, concetto che non minaccia di certo il sesso biologico né cancella il corpo delle donne visto che già ampiamente presente nel nostro ordinamento giuridico. Si è evidenziato altresì che la proposta di legge Zan non tutela minoranze, ma dimensioni dell’identità personale, compresi il sesso e il genere, rispetto a discriminazioni, violenza e odio. Sul piano penale, non opera sulla base di chi sia la vittima ma colpisce il movente d’odio».