Ritorna lo spettacolo in presenza e al Teatro Lo Spazio di Roma, diretto da Manuel Parruccini, da mercoledì 12 a venerdì 14 maggio, alle ore 20.00, debutta in prima nazionale l’intenso monologo Albania-Italia. Solo andata, che racconta la storia vera e incredibile di Marbjena Imeraj, giovane donna salita su un barcone e partita dall’Albania verso l’Italia alla ricerca della propria felicità. Il testo – scritto e interpretato dalla stessa Marbjena Imeraj – è un percorso intimo e risoluto verso la libertà e la realizzazione personale, un percorso restituito al pubblico con singolare profondità e leggerezza grazie alla regia di Melania Giglio.
La vicenda biografica di Marbjena è irta di ostacoli e motivi di sofferenza, costellata di soprusi e di discriminazioni a cui la giovane artista – che ha vissuto anche il terrore dell guerra civile in Albania – ha risposto con la sua forza di volontà, il suo coraggio e il suo caparbio desiderio di riscatto. Nel suo difficile percorso di vita, raccontato nella pièce, Marbjena si è innamorata di una donna e ha deciso di fare coming out, sfidando, anche in quest’occasione, pregiudizi e stigma.
Per saperne di più su questo spettacolo abbiamo raggiunto telefonicamente Marbjena Imeraj.
Albania-Italia. Solo andata è il testo in cui porti in scena una parte importante e sofferta della tua biografia umana e artistica. Potresti definirlo più una testimonianza o un testo di denuncia? Qual è, secondo la tua esperienza, l’atteggiamento degli italiani nei confronti di chi vuole rifugiarsi nel nostro paese?
Il mio testo rappresenta una denuncia attraverso la quale vorrei aiutare tutte quelle persone che sono discriminate perché povere, perché bisognose d’aiuto, perché diverse da ciò che una società ha deciso che sia corretto per loro. Il potere di decidere cosa sia giusto o sbagliato è solo dentro di noi, la povertà non misura il valore dell’animo umano. Questo testo non ha la pretesa di far cambiare idea a chi abusa del proprio potere; la motivazione che mi ha spinto a scriverlo è la consapevolezza che il reale potere risiede proprio dall’altra parte. Da quando sono venuta in questo paese e vivendoci mi sono accorta che il popolo italiano manifesta un sentimento di paura. La paura di chi non è protetto dai suoi politici. Non tutti hanno la forza di lottare per un ideale nonostante il riconoscimento che questo sia giusto. Sin dagli anni ‘80 si è cercato, e per fortuna non ci sono ancora totalmente riusciti, di rendere questo Paese ignorante; mi riferisco, non solo ad un’ignoranza nei riguardi del sapere artistico ma anche nei confronti della cultura dell’animo umano. Quando si toglie la capacità di pensare ad un individuo, hai tolto anche la sua capacità di giudizio, di discernere il bene dal male.
In questo spettacolo racconti anche le difficoltà incontrate per realizzarti e autodeterminarti sia come artista sia come donna. È stato più difficile superare la violenza politica della guerra civile in Albania o la violenza culturale degli stereotipi di genere in cui la società avrebbe voluto ingabbiarti?
Le due guerre civili che ho dovuto affrontare sono state terribili; armi, esplosioni e violenze di ogni tipo e genere. Erano pericoli reali, palpabili e riconosciuti tali da tutti. La violenza culturale degli stereotipi che ho trovato venendo in Italia, non veniva riconosciuta come tale, anzi, questo tipo di violenza era considerata corretta per la società. Questo è stato terrificante. Una lunga lotta interiore vissuta giorno dopo giorno, per ricordarmi chi ero e cercare di rimanere ferma all’idea che avevo di me … “Fai in modo che l’idea che hai di te sia più forte del giudizio della società”. La paura c’è sempre stata e sempre ci sarà. La libertà non è un trofeo, è qualcosa che si deve guadagnare giorno dopo giorno.
Nel tuo racconto c’è anche la narrazione dell’amore per un’altra donna. Hai mai percepito di essere discriminata per la tua storia d’amore? Pensi che sia più facile per una persona Lgbt vivere in Italia piuttosto che in Albania?
Ogni volta, ogni istante sento di essere discriminata. Vivo in un paese nel quale posso sposarmi con la mia compagna ma sento il giudizio altrui come se ciò fosse sbagliato. La cosa peggiore è la paura di dimostrare affetto in pubblico. Questo non influenza il mio atteggiamento perché la forza supera sempre le mie paure. Tale comportamento è necessario per poter aiutare quelle persone che non trovano il coraggio di andare contro l’opinione comune della società. Quella stessa società che un giorno, piano piano si abituerà a vedere l’amore in due donne che si baciano. L’Albania è un paese meraviglioso ma ancora molto indietro per quanto riguarda il riconoscimento delle coppie omosessuali. C’è ancora tanta strada da percorrere. Sono dovuta scappare dalla mia Terra anche per poter vivere liberamente l’amore nei confronti di una donna, nonostante abbia avuto la fortuna di appartenere ad una famiglia con una grande cultura d’animo.