In libreria dal 4 febbraio per Oligo Editore, il nuovo libro di Helga Schneider Bruceranno come ortiche secche. Relazioni pericolose ai tempi di Adolf, il cui titolo evoca e riprende la tristemente celebre dichiarazione di Heinrich Himmler, nel febbraio 1937: «Purtroppo il compito non è facile come lo fu per i nostri antenati, l’omosessuale veniva calato nella palude. Bisognava scartarli, allo stesso modo in cui noi estirpiamo le ortiche e le ammucchiamo tutte insieme per bruciarle». Nativa della Slesia ma residente in Italia dal 1963, Helga Schneider è già nota per Il rogo di Berlino (Adelphi, Milano 1995) e Lasciami andare, madre (Adelphi, Milano 2001). Nel 2019 ha vinto il Premio Renato Benedetto Fabrizi dell’Anpi perché «propone ai cittadini del mondo e alle nuove generazioni la propria vicenda e quella della propria gente nel momento più buio della storia e dell’umanità».
Nel nuovo romanzo Schneider ci propone un affresco della Germania degli anni ’30, quando il governo tollerante della Repubblica di Weimar cedeva il passo al delirio d’onnipotenza nazista. Il racconto ricostruisce l’incipiente clima di paura e di repressione dell’epoca e, ricostruendo le prime razzie nei locali gay avvenute in un sinistro clima di crescente persecuzione omofoba, racconta l’amore tra due ragazzi, Julian e Nesti. Questa relazione sarà il banco di prova per un padre che, attratto dal nuovo regime, rifiuterà inizialmente l’orientamento omosessuale del figlio. L’autrice mescola fatti storici riccamente documentati e finzione narrativa, testimoniando al mondo di oggi le tante sfaccettature dell’omofobia nazista di ieri. Per saperne di più su Bruceranno come ortiche secche. Relazioni pericolose ai tempi di Adolf, contattiamo telefonicamente l’autrice.
Nel suo ultimo romanzo affronta il tema, spesso dimenticato o solo marginalmente accennato, della persecuzione delle persone omosessuali nella Germania dell’ascesa nazifascista. Secondo lei, perché è così difficile, ancor oggi, parlare dei triangoli rosa?
L’argomento triangolo rosa, il triangolo di stoffa appuntato sulla casacca degli internati omosessuali nei campi di concentramento nazisti in base al paragrafo 175 del Codice penale tedesco o StGB (in vigore dal 15 maggio 1871 al 10 marzo 1994), riguarda soprattutto la storiografia, che non ha mai molto approfondito il tema. Tra il 1933 e il 1945, oltre 100.000 persone furono arrestate in base al 175, imprigionate o mandate in campi di concentramento. Ne sopravvissero solo 4.000. Nel 1935 i nazisti inasprirono ulteriormente il 175 autorizzando la castrazione di quegli omosessuali che erano già stati perseguiti in base al §175, stabilendo inoltre che chiunque fosse solo sospettato di essere gay, avrebbe potuto essere in ogni momento arrestato e inviato nei lager, dove gli omosessuali subirono un trattamento di particolare ferocia e crudeltà.
Nel rapporto tra Nesti e Julian hanno un ruolo importante le figure genitoriali ma, tra la madre di Nesti e il padre di Julian c’è una differenza, uno scarto. Ci può anticipare qualcosa? Secondo lei, le giovani lesbiche e i giovani omosessuali come vivono, oggi, i rapporti con i genitori, anche in Italia? È ancora difficile essere gay in una famiglia italiana o tedesca?
L’omofobia è ancora oggi un problema sociale. A parole molti dichiarano di essere ottimi amici di omosessuali, ma in realtà quando questa realtà emerge all’interno delle famiglie, la resistenza e il rifiuto sono ancora forti. Molti ragazzi omosessuali tra i 13 e 25 anni hanno subito almeno un episodio di aggressione fisica, o violenza psicologica a livello mass mediatico. Nel mio libro ho mischiato la fiction con vere informazioni storiche sulla persecuzione degli omosessuali nel Terzo Reich, rovesciando la reazione dei reciproci genitori dei due protagonisti. In genere è la madre a schierarsi dalla parte del figlio, o della figlia omosessuale, ma questa volta è il padre che rinnega la precedente adesione al nazismo intraprendendo di tutto per salvare il figlio Julian, e anche il suo ragazzo Nesti, entrambi imprigionati alla Columbia-Haus. La madre di Nesti, invece, atterrita dalla scoperta di avere un figlio gay, si toglie la vita.
Su quali testimonianze o documentazioni ha basato il suo libro?
L’idea del libro nacque nel 2003, quando mi trovavo ad Amburgo, invitata a un noto talk-show alla televisione Zdf. In seguito, visitando la città, ho visto in una libreria una documentazione in lingua tedesca sulla criminalizzazione degli omosessuali nel Terzo Reich e l’ho comprata. Negli anni ‘90 è stato possibile consultare per la prima volta negli archivi della Ddr documenti sul destino degli omosessuali durante il nazismo, e la documentazione riproduceva fotocopie di carteggi risalenti a gruppi di comando come le SS, la Gestapo, la Gioventù hitleriana, la Wehrmacht, o copie di raccolte di atti di processo contro omosessuali. Me la portai a Bologna, ma poi iniziai a scrivere un altro libro e la confinai in un cassetto. Solo quattro anni fa circa ripresi in mano il libro-documento, sollecitata da crescenti notizie su episodi di violenza e aggressioni commessi nei confronti di omosessuali.
Infine, lei è una testimone del Terzo Reich. Spesso si è recata nelle scuole, ha parlato con i più giovani per testimoniare l’orrore della dittatura nazista. Secondo lei, esiste un concreto pericolo, nella realtà storico-politica contemporanea, di un rigurgito nazionalista e liberticida, analogo a quello fascista e nazista?
No, io non credo che nell’attuale realtà politica, in un mondo dove internet fa sapere in un secondo tutto su tutti, potrebbero rinascere dittature simili al nazismo o al fascismo. Più facilmente invece credo possano nascere movimenti o governi con spinte nazionaliste di provenienza politica di destra.