Un nuovo scenario politico sembra aprirsi nella capitale. Imma Battaglia, paladina delle battaglie per i diritti delle persone Lgbt+, già consigliera comunale di Sel nella sindacatura romana di Ignazio Marino, ha annunciato che correrà, il 20 giugno prossimo, per le primarie del centrosinistra, appoggiata dalla sinistra civica di Liberare Roma.
Campana di nascita e romana d’adozione, laureata in matematica e donna di successo con grandi competenze informatiche, Imma Battaglia, dichiaratamente lesbica, di sfide vinte se ne intende: artefice del World Pride del 2000 e presidente dello storico Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli di Roma e protagonista di varie imprese politiche e civili. Per le primarie del centrosinistra, dovrà confrontarsi con nomi illustri della politica italiana, tra cui l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Raggiungiamo telefonicamente Imma, per saperne di più su questa nuova e ambiziosa sfida del 20 giugno.
A sei anni dalla fine dell’esperienza amministrativa di Ignazio Marino, sindaco nella cui giunta eri coinvolta come consigliera comunale, quali ragioni ti hanno spinto a misurarti nuovamente con la politica, candidandoti alle imminenti primarie del centrosinistra a Roma?
Uno dei motivi che mi ha spinto a candidarmi è proprio quello di riprendere un’esperienza che è stata bloccata in maniera indegna e decisamente dittatoriale. Voglio ricordare che purtroppo non c’è mai stata un’analisi di quel periodo, c’è stato il silenzio totale sul fatto che il Pd sia andato a firmare dal notaio, insieme ad esponenti della maggioranza, per far decadere un sindaco eletto democraticamente. Quell’esperienza mi ha segnato, mi ha lasciato una ferita profonda sul senso della democrazia e sull’importanza della politica. Oggi, più che mai, ho sentito dovere di riprendere quell’esperienza, per rimettere in moto tutte le cose importanti che avevamo iniziato a fare per Roma. Fra le tante, voglio ricordare il mio intervento in merito alla Commissione Smart City, quando avevo preparato una delibera sulla riorganizzazione dei sistemi informativi del Comune di Roma, che sono assolutamente verticali e non comunicanti, per arrivare ad un riordinamento dei processi e della governance, fattori determinanti per cambiare e rendere efficiente questa città.
Cosa salveresti di quella esperienza e cosa, invece, se tornassi indietro, non rifaresti assolutamente?
Di quell’esperienza salverei quasi tutto, perché intanto ho imparato quali sono i processi, l’organizzazione, come si fa ad approvare una delibera, qual è il percorso e l’iter delle commissioni. È stata una grande esperienza capire come Roma sia esigente, il lavoro che i consiglieri svolgono è enorme, un grande sacrificio. Ci vuole tanto amore per la città, e sicuramente conservo tutto l’impegno che abbiamo messo come maggioranza, insieme ad un sindaco anche sensibile al tema dei diritti Lgbt+. Abbiamo fatto tante cose: dall’accensione delle luminarie Rainbow durante le feste di Natale, al riconoscimento dei matrimoni contratti all’estero grazie alla delibera che ne consentiva la trascrizione automatica nel registro delle nozze per le persone dello stesso sesso, passando per la Giornata contro l’omofobia caratterizzata dalle bandiere arcobaleno sul Campidoglio. Desidero anche parlare della mia professione di matematica e informatica: la commissione Smart City è iniziata su mia sollecitazione e accoglimento da parte del sindaco Marino. Se venissi eletta riprenderei subito in mano quella commissione. Farei addirittura un Assessorato Smart City, per cambiare questa città bisogna renderla efficiente. Governo, processi, organizzazione va tutto rifatto. Non vorrei mai rivivere quei momenti in cui si cominciava a parlare di chissà quali azioni incivili avesse commesso il sindaco Marino senza spiegazioni e reali motivazioni. Ho vissuto l’infamia, le falsità, ho visto l’ipocrisia, le strategie fatte a tavolino, ho visto la vergogna della politica e in quei momenti mi è passata davanti tutta la storia di Mafia Capitale. Tutto questo mi ha profondamente ferita e non vorrei mai più rivivere un passaggio così difficile. Spero però in una nuova epoca e vedo che già la politica nazionale del professor Draghi, viaggia a un’altra marcia. A quei tempi, vorrei ricordarlo, c’era come premier Matteo Renzi.
Parlando della tua candidatura alle primarie hai affermato che «Roma è una donna stuprata». Chi è, a tuo parere, l’autore di questo stupro?
Roma era una donna bellissima, l’ho detto, è stata presa senza alcun rispetto dai poteri, dai vizi, da uomini che l’hanno usata, abusata, manipolata e sfruttata per farla diventare capitale del mondo, senza saperne curare le ferite, diventate ferite ataviche. Una donna così bella ha bisogno di essere coccolata, amata e curata. La politica che io ho vissuto e che vedo, non ha mai avuto veramente a cuore la città, e di conseguenza non ha mai avuto a cuore le cittadine e i cittadini che la abitano. Ho vissuto, questa chiaramente è la mia esperienza, giochi terrificanti e spietati senza alcun rispetto verso questa città meravigliosa.
Quale, sinteticamente, la tua ricetta politica per risollevare la città?
Per me l’organizzazione di governo di questa città è da cambiare completamente. Credo fortemente, anzi crediamo, come gruppo “Liberare Roma”, presente e radicato nei territori della capitale, che vada rivista l’organizzazione, ripartendo da quella che era l’idea della città metropolitana, iniziata con la giunta Marino e che non è mai proseguita.
Quali sarebbero le priorità del tuo programma politico?
Prima di tutto, Municipi con autonomia di bilancio, per far sì che gestiscano costi e ricavi. Questo permetterebbe un controllo capillare sui territori, per rispondere in maniera efficace alle esigenze della cittadinanza mettendo a fuoco le priorità di azione. Parte di quelle che sono oggi le autonomie della Regione, devono assolutamente passare ai Comuni. Ad esempio, la sanità, ad esempio, la decisione rispetto alla chiusura del ciclo ecologico del trattamento dei rifiuti che dev’essere assolto completamente dal comune e dai municipi. Questa riorganizzazione renderebbe di fatto Roma molto più simile a città europee come Londra o Parigi. Non più presidenti, ma minisindaci, partendo dall’idea che un problema composito più è complesso, più va scomposto in fattori minimi. Quindi Roma va assolutamente riorganizzata in questo senso e non solo, la ripartenza dei municipi autonomi deve avere un piano di sviluppo economico di quartiere, di territorio, dando spazi a idee, a tutto quello che è il Made in Italy, l’artigianato, le start up, il coworking, lo sharing, il cohousing. Tutte le iniziative rivolte al bene comune, di recupero della cultura e delle tradizioni, vanno completamente defiscalizzate, con iva al 3%, come per le librerie. Tutto questo per permettere la ripartenza dei territori anche in termini di economia circolare. Non mi piace pensare ad un corpo diviso tra centro e periferia, vorrei importanti microaree, dove il principio di restituire dignità e bellezza sia in ogni angolo di ogni territorio. Il centro è il centro della vita, delle persone. Il centro è dove ogni persona vive e dove deve vivere in sicurezza, con dignità, bellezza e opportunità di lavoro.
Cosa pensi degli altri candidati del centrosinistra che si sono presentati alle primarie del 20 giugno?
Tutte le persone che hanno deciso di mettere la propria vita a disposizione di un’esperienza così importante e sacrificante, sono lodevoli. Le primarie sono un esercizio di democrazia importante, soffro davvero tanto per la mancanza da parte del Pd della candidatura di donne, e ritengo che questo sia un fatto molto grave. Sono comunque contenta che sia io sia Cristina Grancio abbiamo preso la decisione di essere presenti in ogni caso e di dare dignità a queste primarie.
Perché i romani dovrebbero votare Imma Battaglia, piuttosto che uno dei tuoi “avversari”?
Perché sono una voce fuori dal coro, mi candido con una lista civica centrata sulla politica nel territorio, che ha sostenuto le persone durante la pandemia, lavorando in solidarietà accanto alle persone e alle famiglie messe in ginocchio dalle difficoltà economiche. Votare me non vuol dire votare Imma Battaglia, vuol dire votare Liberare Roma, vuol dire votare le volontarie e i volontari del gruppo sempre presente su Roma. Per quanto mi riguarda, ho fatto un’esperienza importante, conosco molto bene i processi, conosco molto bene la macchina amministrativa. Sono una donna indipendente, una donna che ha fatto battaglie in epoche dove non era comodo, ho sempre portato avanti lotte sui grandi principi di libertà, di uguaglianza, di lealtà e di onestà, principi che mi portano oggi a ricandidarmi. Ritengo inoltre di avere una grande competenza nell’attualissimo tema della digital transformation, alla base della riorganizzazione di tutto il Paese, ed ancor di più per una città che deve diventare modernamente antica, per essere vissuta in maniera bella, piacevole, sorridente. Il sogno è di restituire sorrisi, lavoro, dignità, casa, e il diritto ad una vita giusta in una bellissima città, restituire bellezza e liberare Roma dalla bruttezza, dalla depressione, della povertà, della solitudine, e riportare le persone in strada tutte insieme a vivere in maniera collettiva una città che si merita di rinascere e di ripartire.
La tua storia è legata in maniera evidente alla lotta per i diritti delle persone Lgbt+. Credi che Roma sia una città accogliente e solidale per le persone Lgbt+?
Io ho iniziato il mio impegno di attivista nel 1988/89, ho vissuto l’epoca dell’Hiv, di omicidi a Roma e sicuramente oggi siamo andati avanti: oggi viviamo un’epoca dove abbiamo visto Fedez creare un’attenzione nazionale sul tema del ddl Zan. Quindi sicuramente ci sono stati progressi. Ciò nonostante, una città di tali dimensioni e di tali diversità culturali, deve ancora avanzare sul tema del rispetto e dell’uguaglianza. Soprattutto siamo rimasti indietro in questi cinque anni di amministrazione Raggi, dove tutto quello che avevamo cominciato a costruire con il sindaco Marino, è andato perso.
Secondo te, questo governo, al cui interno sono presenti compagini politiche come la Lega, sempre ostile al riconoscimento di una legge contro l’omotrasfobia, riuscirà a varare il tanto atteso ddl Zan?
Questo governo è di larghe intese e si porta dentro tutte le contraddizioni di questa società, dove proseguire sui diritti democratici viene impugnato da talune forze politiche schierate contro il principio di libertà. Siamo davanti a degli assurdi culturali, quindi il percorso del ddl Zan non è facile. A tal punto mi sono fatta una domanda, a cui ancora non ho ricevuto risposta: perché la commissione giustizia è stata intestata ad un elemento, ad un politico della lega, nella fase in cui si dividono le commissioni, essendo evidente che il Pd e il Movimento Cinque Stelle dovevano sapere che il ddl Zan sarebbe passato alla Commissione giustizia? Ciò detto, questo è il lavoro dei politici, la capacità di portare a casa un risultato come il ddl Zan in questa maggioranza così stranamente composta, è un percorso tortuoso e complicato, ma è un percorso che devono fare i politici. Tutti i senatori del Pd, di Cinque Stelle, devono lavorare fianco a fianco compatti, e leali a costruire una maggioranza possibile. Non è facile, ma non è impossibile, ed è competenza appunto di senatori e senatrici, è il loro lavoro, si può fare e va fatto.
Cosa sarebbe necessario fare immediatamente in città per implementare l’attenzione ai diritti e alle urgenze delle persone Lgbt+?
Che cosa farei di nuovo? Io ho il sogno di vedere tanti quartieri dove trovare libere vie, luoghi e scuole dove poter studiare e conoscere la storia del movimento, approfondire gli studi di genere, così come credo sia fondamentale continuare a fornire servizi rivolti all’assistenza, alla protezione e alla prevenzione sui temi dell’omofobia, della lesbofobia e della transfobia. Mi piacerebbe che ci fossero tanti spazi dove potersi incontrare in libertà e riprendere le attività culturali che sono proprie della comunità Lgbt+. Mi piacerebbe vivere in una Roma dove in ogni angolo si possa essere uniti da una grande bandiera per respirare quel profumo di libertà che solo la bandiera rainbow sa dare.
Infine, col senno di poi, da attivista e politica, quale è stato il più grande errore politico commesso in Italia, durante la gestione, tra l’altro ancora in essere, della pandemia?
La pandemia è stata sottovalutata sin dal momento in cui arrivavano notizie dalla Cina, dimenticando che ormai non esistono più confini, non si è intervenuto subito e si è creato un grande caos in cui politici, scienziati, virologi e presunti tali, hanno contribuito ad aumentare uno stato di agitazione e di confusione davvero ineguagliabile. Non sono in grado di sapere, di capire, se in realtà ci fosse stata a livello mondiale una rete di informazione per i medici, su quale fosse il miglior modo di trattare il Covid-19. Per me è ancor più grave che oggi non ci sia chiarezza sull’origine di questa pandemia. Non sono convinta sia stato un evento naturale, sinceramente le ultime denunce da parte dell’immunologo Anthony Fauci, con la scoperta che tre scienziati dei laboratori di ricerca si fossero ammalati già a settembre del 2019, non mi fa dormire tranquilla. Probabilmente si potevano utilizzare meglio tutti i temi del Big Data, dell’intelligenza artificiale, per poter capire più velocemente la diffusione del virus. D’altro canto, ci siamo trovati davanti ad una cosa talmente nuova che diventa troppo facile il giorno dopo, asserire cosa si potesse fare meglio o peggio. È andata come è andata, non mi piace generalmente esprimere il parere del giorno dopo, ho trovato comunque il governo Conte a volte spaesato e confuso.