Si è conclusa il 20 giugno a Roma la tre giorni di proiezioni del festival cinematografico Immaginaria – International Film Festival of Lesbians & Other Rebellious Women, che, giunto alla XVI edizione, è stato realizzato in collaborazione con il MiX Festival Internazionale di Cinema lgbtq+ e Cultura Queer, con il Goethe Institut e con il patrocino del V Municipio del Comune di Roma.
Iniziata giovedì 17 giugno con un’anteprima dal titolo Artiste per Immaginaria a Largo Venue, la kermesse, che ha avuto luogo al Nuovo Cinema Aquila, è stata inaugurata dalla senatrice Monica Cirinnà, testimonial dell’edizione 2021. La XVI edizione si è chiusa con i tanti film premiati dalla Giuria di esperte selezionate dall’Associazione culturale organizzatrice Visibilia Aps, che ha fondato la rassegna a Bologna nel 1993.
È andato a La nave dell’Olvido di Nicol Ruiz Benavides (Cile 2020, 71’) il riconoscimento di Migliore lungometraggio di fiction, mentre a Larsen di Margot Gallimard (Francia 2018, 30’) quello di Miglior cortometraggio di fiction. Il titolo di Migliore documentario è stato invece assegnato a Touching an Elephant di Lara Milena Brose (Germania 2020, 14’34’’): si tratta di un breve lavoro che arriva come un pugno nello stomaco e che crea un’affezione viscerale nei confronti della protagonista ugandese della storia.
Per la prima volta nella storia di Immaginaria si è voluta premiare anche la Migliore colonna sonora per i lungometraggi di fiction e a trionfare è stata Maya Postepski per il film Kokon di Leonie Krippendorf (Germania 2020, 95’). I corti anche in questa edizione hanno riscosso il grande favore del pubblico, che ha riempito le sale per la visione dei diciassette lavori provenienti da varie parti del mondo.
Una particolare segnalazione meritano i documentari Queering the Script di Gabrielle Zilkha sul trattamento delle protagoniste lesbiche nelle serie, All we’ve Got di Alexis Clements sulla comunità americana Lgbtq+, Ahead of the Curve di Jen Rainin sulla rivista Deneuve (poi Curve) e Pop Feminism di Elise Baoudouin sulla rinascita spettacolare del femminismo in tutti i campi della cultura pop a partire dalla vicenda del produttore Harvey Weinstein e del fenomeno mediatico del #MeToo.