Un intervento puntuale e appassionato quello odierno della senatrice azzurra Barbara Masini, che non ha nascosto a volte la sua emozione così come quando ha ricordato il suo coming out in famiglia: «Quando capì di me mia madre – ha dichiarato – mi disse: Ho paura per te. È comprensibile, i genitori è normale si preoccupino. Ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura».
Nel ringraziare la sua capogruppo Anna Maria Bernini «per la sensibilità dimostrata nei miei confronti», Masini ha ribadito: «Questa legge non parla di gestazione per altri, di adozioni o di teoria gender. Vuol solo ampliare le fattispecie di crimini di odio anche alle discriminazioni e agli atti di violenza compiuti in ragione del genere e dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere di una persona. Quello che vogliamo punire è l’istigazione alla violenza, una questione che non dovrebbe vederci schierati in opposte tifoserie ma impegnati ad agire per mutare lo stato delle cose e, soprattutto, per difendere la libertà di tutti ad esistere, ad essere, e a non avere paura. La libertà dalla paura è la prima delle libertà».
Ma la senatrice pistoiese ha anche rilevato che, «data l’importanza delle tematiche, sarebbe stato un bel segnale avere più condivisione e più mediazione. Rivendico in Forza Italia un atteggiamento costruttivo e penso che ci si debba provare fino all’ultimo per arrivare a un percorso più condiviso, limando alcune vaghezze, senza atteggiamenti di chiusura e forzature che non fanno bene ai diritti né alla democrazia. Sarebbe una grande sconfitta vedere nuovamente morire una legge che si cerca di approvare da 25 anni e costringere un’intera comunità a sentirsi ancora una volta figlia di uno Stato Minore».
Ecco perché si deve «provare fino all’ultimo perché, comunque la si voglia mettere, un ultimo miglio possibile per un tentativo di incontro c’è ancora. Non sto dicendo che porterà a un risultato – questo non posso saperlo – ma so che è necessario provarci se davvero qui teniamo tutti ai diritti e non alle bandiere».