Dopo le dichiarazioni rilasciate a La Repubblica Enrico Letta ha nuovamente espresso ieri sera la sua posizione sul ddl Zan nell’ambito della Festa dell’Unità a Roma: «Salvini vuole discutere? Prima rinneghi quello che sta facendo in Parlamento europeo, in Italia non si può fare una cosa e in Europa un’altra. Questo è un argomento che sta dividendo profondamente la nostra società. Ma parliamo con i nostri giovani: loro ci diranno delle cose che non ci rendiamo nemmeno conto, loro sono molto più avanti di noi su questi temi».
In mattinata aveva replicato a quanto detto dal segretario del Pd nell’intervista al quotidiano di Molinari il presidente della commissione Giustizia del Senato. «Posso capire che Letta – così Andrea Ostellari – non valorizzi lo sforzo fatto per aprire una riflessione sul ddl Zan e sugli articoli problematici, segnalati da tutti, Santa sede compresa. Non posso tollerare che manchi di rispetto verso il Parlamento e le sue istituzioni, proprio mentre si candida per un seggio alla Camera. Altro che scantinati! La democrazia funziona perché ci sono regole da seguire e organi istituiti per lavorare. La smetta di inventarsi delle scuse, risponda agli appelli e dimostri di essere interessato alle persone, non alle bandiere». Chiaro riferimento alla candidatura di Letta alle prossime elezioni suppletive di Siena per il seggio alla Camera lasciato vacante da Pier Carlo Padoan, nominato presidente di Unicredit, di cui in ogni caso sfugge il nesso con le critiche avanzate dal fedelissimo di Salvini.
A ragione la senatrice pentastellata Alessandra Maiorino ha osservato: «Ostellari che ricorda che in democrazia e nelle istituzioni ci sono regole da seguire fa sorridere. Il presidente della Commissione Giustizia del Senato ha ignorato queste stesse regole quando ha sottratto alla Commissione le sue prerogative, impedendoci di esprimerci sulla calendarizzazione del disegno di legge Zan e deferendo arbitrariamente tale decisione alla conferenza dei capigruppo. Di fatto così facendo, ha esautorato la Commissione stessa. La democrazia non funziona a corrente alternata». Per la parlamentare del Movimento 5 Stelle, impegnata in prima linea per l’approvazione della legge contro omotransfobia, misoginia e abilismo, «la Lega ha scelto di intraprendere una crociata contro una legge di civiltà in linea con i valori fondanti dell’Unione europea, ha scelto di stare con Orbán, che difende a spada tratta in ogni sede. Con tale scelta ha calato la maschera e si è assunta una responsabilità politica dalle conseguenze rilevantissime per tutto il Paese. Di questo dovrebbe occuparsi il dibattito pubblico, perché la china presa dal partito di Salvini, che vorrebbe agglomerare l’intero schieramento di destra, è inquietante».