Preso a calci e pugni da un gruppo di adolescenti per aver difeso un ragazzo aggredito e insultato come gay. È successo sabato notte a Foggia in piazza Mercato. Vittima il ventenne colombiano Carlos, che era in compagnia dell’amica Emanuela. Riusciti a scappare in via Mastrolillo, i due hanno contattato la polizia. Successivamente Carlos è stato condotto al pronto soccorso del locale Policlinico, dove gli sono state medicate ferite al volto guaribili in alcuni giorni. Durante la fuga Emanuela ha anche perso lo zaino con soldi e documenti, ritrovato poi, ma vuoto, a qualche metro di distanza dal luogo dell’aggressione.
A dare notizia dell’accaduto il circolo di Arcigay Foggia Le Bigotte, che in un post su Facebook ha fra l’altro scritto: «Noi non vogliamo fuggire da Foggia, noi vogliamo che Foggia sia amministrata da chi non ha interesse a creare un clima di odio e discriminazione. Vogliamo che nelle scuole si insegni il rispetto di tutte le diversità. Vogliamo una legge regionale che garantisca formazione, prevenzione, accoglienza. Vogliamo tutele per la comunità Lgbt+, per i nostri fratelli e le nostre sorelle di colore, per le donne, per le persone con disabilità». Per l’associazione non si tratta di fare «una guerra. Non ci piace il linguaggio bellico, ma in un paese che ci lascia soli e privi di strumenti di difesa, tocca stringerci ai nostri alleati e parare i colpi».
Il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto, che è cresciuto nella città pugliese, ha espresso «grande preoccupazione e grande pena per l’aggressione a sfondo omofobico avvenuta sabato sera a Foggia, che si è conclusa con il pestaggio e il ricovero al pronto soccorso di un giovane colombiano – al quale va la nostra gratitudine per il senso civico e per il coraggio dimostrato – che per difendere un giovane oggetto di insulti omofobi si è frapposto tra il ragazzo e il branco di malintenzionati che lo assediava».
Per l’assessora al Welfare della Regione Puglia Rosa Barone, che è originaria di Foggia, nel capoluogo della Capitanata «troppo spesso la violenza diventa l’unico linguaggio possibile e una serata diventa teatro di liti e botte. Non è un problema di età o di pelle, ma di mancanza della cultura del prossimo, la cultura dell’includere, del rispetto. C’è da lavorare per invertire la rotta e non permettendo che diventi un aspetto normale del nostro vivere. Bisogna fare quadrato, rete e non perdere più tempo».
Ferma condanna è stata anche espressa da Titti De Simone, prima presidente nazionale di Arcilesbica, ex deputata di Rifondazione comunista e attuale consigliera politica del presidente della Regione Puglia per l’attuazione del Programma, per la quale quello avvenuto a Foggia è «un grave episodio di omofobia e razzismo», che «dovrebbe smuovere ancora una volta le coscienze soprattutto di chi serve le istituzioni in parlamento e in consiglio regionale, affinché ci si impegni concretamente perché la legge contro l’omotransfobia sia subito approvata, si metta mano ad una cultura ancora fortemente intrisa di pregiudizi e violenza. È ora di dire basta. Con i fatti non a parole».