Intellettuale geniale e poliedrico, il lugagnanese Antonio Veneziani, che è a buon diritto considerato uno dei massimi rappresentanti della scuola romana di poesia, è tornato a esperire il filone inchiestistico firmando con Ignazio Gori Non basta una parrucca. Storie di transessualismo dal maschile al femminile (Fandango Libri, Roma 2021, pp. 256, €19).
E così, dopo Una questione diversa, Pratiche innominabili, I mignotti, Pornocuore, tutti scritti in collaborazione con Riccardo Reim, a differenza del successivo La gaia vecchiezza composto da solo, Veneziani con tatto ed eleganza allarga questa volta la sua visuale a «una geografia emozionante e derelitta, intrigante e sfuggente», come scrive il poeta frusinate Ignazio Gori, quella delle donne trans.
È lui stesso a dichiarare: «Desideravo raccontare storie vere, a volte tragiche, spesso dure, altre ancora amare, qualcuna gioiosa, ma tutte assolutamente libere. Ci ho provato. Ho pedinato vite. Ho trascritto verbali, in modo onesto e partecipe e spero anche godibile».
Il libro-inchiesta è così illustrato da Gori: «Le interviste sono settanta, scelte tra più di quattrocento, poco più di tre anni di lavoro. Ci sono le operate, quelle che ci hanno provato e sono tornate indietro, ci sono le minorenni e le settantenni, ragazze che lavorano sulla strada o a casa, qualcuna che ha un “lavoro normale” e c’è anche lo sfruttamento purtroppo; tutte vite vere e lo ripeto, i due autori non giudicano, danno solo la parola e lasciano spazio al lettore. Un capitoletto non male è quello dedicato ai “clienti”».
Come rilevato dallo stesso, «il libro è corredato da testimonianze di artisti, cineasti, fumettisti, giornalisti che si sono occupati dell’argomento, da Maurizio Iannelli e il suo ricordo di Prinçesa – Fernanda Farias de Albuquerque, la trans che ispirò una bellissima canzone di Fabrizio De Andrè – al fumettista Roberto Baldazzini, dal regista Carmine Amoroso alla poetessa africana Skylar con il suo impegno civile nel mondo. Fino ad arrivare al fenomeno pop delle Coccinelle, un gruppo teatro-musicale di trans napoletane che tra ironia e sceneggiata amara raccontano di un mondo sommerso, antico e moderno. Come del resto è antico e moderno, intramontabile, il Mito dell’Androgino. Per i più curiosi, il libro è completo di dettagliate appendici bibliografiche e filmografiche riguardanti l’argomento “trans”. Duecentocinquantasei pagine in tutto, ma che si divorano, perché aprono un mondo, anzi direi, vari mondi».