L’affossamento del ddl Zan, sancito di fatto due giorni fa dal voto segreto del non passaggio agli articoli (richiesto da Fratelli d’Italia e Lega sulla base dell’articolo 96 del Regolamento del Senato), ha innescato un’autentica guerra dei veleni soprattutto tra Iv e Pd, che si sono reciprocamente accusati in merito alla provenienza partitica dei franchi tiratori.
La questione andrebbe forse affrontata in ottica diversa: le cause, infatti, sarebbero piuttosto da ricercare in quei senatori o senatrici d’area cattolica, presenti in tutti gli schieramenti e contrari da tempo al disegno di legge, e dunque in quello che Franco Grillini chiama fondatamente «generale smottamento del centrosinistra».
Come che sia, il risultato della votazione e l’indegna gazzarra sollevatasi contestualmente tra i banchi del centrodestra hanno provocato corali indignazione, amarezza, rabbia in particolare nel movimento Lgbt+. Piazze sono state organizzate in tutta Italia e già nella giornata di ieri due grandi manifestazioni hanno avuto luogo a Roma e a Milano.
Alla prima, più politicizzata per la presenza, fra gli altri, di Alessandro Zan, Monica Cirinnà, Alessandra Maiorino e del sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, hanno partecipato in via San Giovanni in Laterano centinaia di persone. A quella di Milano, tenutasi invece alle 19:00 davanti all’Arco della Pace e promossa dai Sentinelli, da Arcigay e dal Coordinamento Arcobaleno, ben 10.000 manifestanti hanno illuminato il buio serale con la luce dei telefonini chiedendo che «i senatori si prendano la responsabilità di quanto è successo».
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