«È uno spettacolo molto colorato, divertente, pieno delle canzoni di Raffaella Carrà. Uno spettacolo in stile almodovoriano, se vogliamo dargli una connotazione già nota». Descrive così Fiesta al nostro giornale Fabio Canino, il celebre attore e showman fiorentino, che nel 2001 ideò, scrisse (con Paolo Lanfredini e Roberto Biondi), allestì la commedia tributo alla divina cantante e ballerina recentemente scomparsa.
Dopo 20 anni Fiesta torna ora nuovamente in scena al Teatro Sala Umberto di Roma, dove, dopo il debutto del 26 ottobre, continuerà a essere rappresentata fino al 26 novembre. Oltre a Fabio Canino, che veste i panni di Luca, un fan di Raffaella Carrà, gli altri attori sono Diego Longobardi Sandro Stefanini, Simone Veltroni, Antonio Fiore, mentre i costumi, le scene, i movimenti coreografici sono rispettivamente di Maria Sabato, Giacomo Celentano e Cristina Arrò.
Si tratta ovviamente di uno spettacolo rivisitato, perché, come sottolinea lo stesso Canino, «il ventennale di Fiesta cade in un momento particolare al di lò del fatto della morte di Raffaella, che ci ha obbligato a rivedere alcune parti dello spettacolo. Lo avremmo comunque aggiornato, perché la grande forza di questa commedia è che si adatta alla società in cui viviamo. E mai, come in questo momento, dopo l’affossamento del ddl Zan, di cui anche in Fiesta si parla. E se ne parla all’epilogo, quando irrompo nuovamente sulla scena e dialogo direttamente col pubblico, che è chiamato a scegliere uno dei tre finali possibili dello spettacolo. E la cosa che mi piace molto è che il pubblico applaude calorosamente e protesta contro lo scandalo pubblico avvenuto in Senato il 27 ottobre scorso, quando dai banchi del centrodestra si è levato l’incivile boato dopo l’approvazione dell’affossamento del ddl Zan».
Ma questo crescendo in termini di partecipazione e coinvolgimento è diretta conseguenza della trama della pièce. Il Luca che interpreta Fabio Canino non è infatti un fan qualsiasi di Raffaella Carrà, ma il più scatenato, il più fedele, il più innamorato. Tanto innamorato da celebrare ogni 18 giugno il compleanno del suo mito in una vera e propria festa con tanto di torta, invitati, canti e balli sulle note dei più grandi successi della Raffa nazionale. Per la “gaya” serata Luca invita, come ogni anno, i suoi due migliori amici Renato (Diego Longobardi) e Ivano (Sandro Stefanini). Il primo è un esuberante infermiere amante della palestra e dei bei ragazzi, il secondo un aspirante scrittore, uomo di fede e truccatore di una nota diva.
A sorpresa, anche se non troppo, sopraggiunge un terzo ospite, Giuseppe (Simone Veltroni), un collega di Luca dall’incerta identità sessuale. Solo per lui, la “Fiesta” sarà un pretesto per piccanti confessioni tra amici, ma anche per liberare gli animi da desideri e paure. Proprio durante il gioco della verità con la “statuina-idolo” di Raffa, Giuseppe metterà a nudo inclinazioni e segreti (di pulcinella e non). Come in tutte le feste che si rispettino, arriva all’improvviso l’elemento dirompente, come una meteora imprevista, che obbligherà gli invitati a rocamboleschi giochi di parole e divertenti fraintendimenti. Questa meteora ha il volto (e soprattutto il corpo) di Massimo (Antonio Fiore), il bel poliziotto, eterosessuale al 150%. Sarà lui a mettere in crisi le convinzioni di Luca e company o saranno loro a mettere in crisi il fascinoso Massimo? Una cosa è certa, qualsiasi sia il risultato, ci sarà da ridere! Sempre sotto l’occhio vigile, amorevole e mai giudicatore del mito Carrà! Anche perché senza le sue musiche e la sua energia, che “Fiesta” sarebbe?
È indubbiamente il divertimento la cifra essenziale di questo spettacolo, che – spiega ancora Canino a Gaynews – «si basa sullo smontare tutti i cliché e i luoghi comuni che ci sono sulla comunità Lgbt+. Cliché e luoghi comuni fatti propri da attori gay, che interpretano dei gay e che, a loro volta, usano una terminologia usata o per offendere o per descrivere la comunità. E, quindi, la gente si diverte moltissimo. Al di là poi del fatto che si ride dall’inizio alla fine, c’è un altro elemento: molti tornano a vedere gli altri due finali che non sono riusciti a vedere. Sia perché magari Fiesta è un’occasione di relax sia perché mai, come in questo momento, si vive la bellezza di tornare in un teatro. E, come tutti dicono, si respira un clima molto familiare».