È morta nella notte del 20 novembre a Livorno Liana Borghi, finissima intellettuale, attivista lesbofemminista, esperta di intercultura di genere e teorie queer: aveva 81 anni. Nata il 9 ottobre 1940 a Miglianico in provincia di Chieti, è vissuta fino alla fine Toscana, dove si sono concretate moltissime sue fondamentali iniziative.
Tra le socie fondatrici della Libreria delle Donne di Firenze nel 1979 e del Giardino dei Ciliegi nel 1987, era stata con Rosanna Fiocchetto responsabile della casa editrice Estro. Dal 1994 co-responsabile della divisione lesbica di W.I.S.E. (Women’s International Studies Europe) e dal 1996 socia fondatrice della Società Italiana delle Letterate (SIL), Liana Borghi era stata ricercatrice di Letteratura anglo-americana all’Università di Firenze fino a novembre 2009 e per il medesimo ateneo referente di ATHENA, la rete tematica europea di women’s studies chiusa nel 2010.
Scrisse e pubblicò su Mary Wollstonecraft e Jane Austen, l’etica sociale dell’Ottocento, le donne viaggiatrici, la scrittura femminile, spaziando dalla poesia di Adrienne Rich, di cui tradusse due volumi, alle scrittrici ebree americane e alla narrativa lesbica contemporanea con particolare attenzione alla produzione di Audre Lorde e Monique Wittig.
Ricchissima la sua bibliografia, nel cui ambito si devono soprattutto segnalare lavori di traduzione e curatela. Impossibile non menzionare Il Globale e l’intimo. Luoghi del non ritorno (Perugia, Morlacchi 2007), curato con Uta Treder, e Le cinque giornate lesbiche in teoria, curato con Francesca Manieri e Ambra Pirri (Roma, EDS 2011). Con Clotilde Barbarulli raccolse e pubblicò in quattro volumi i vari interventi presentati a Raccontar/si, laboratorio estivo sui temi dell’intercultura di genere continuato come scuola estiva della SIL. L’ultimo di questi quattro volumi, intitolato Il sorriso dello stregatto. Genere e intercultura, ha inaugurato la collana di intercultura di genere Àltera, da lei codiretta insieme con Marco Pustianaz per l’editore ETS di Pisa.
La notizia del decesso ha suscitato un diffuso senso di dolore e smarrimento nel mondo tanto femminista quanto Lgbtq+. Particolarmente provato il filosofo Federico Zappino, che ha sempre riguardato Liana Borghi quale sua maestra. Prima di recarsi stamani a Livorno dove si sono celebrati i funerali, ha dichiarato a Gaynews: «Liana è stata per me l’origine e la sostanza di tutto. Non riesco a pensare a ciò che ho fatto, scritto o detto in questi anni senza pensare anche alla sua presenza costante, al suo supporto attento e critico anche nei momenti più difficili. Nonostante fossi io a imparare da lei, a trarre dalla sua esperienza e dalla sua presenza stimoli e ispirazioni incredibili, era lei a ringraziarmi e a omaggiarmi di continuo. L’ultima volta che ci vedemmo di persona mi ringraziò nuovamente, dicendo con la sua voce morbida e al contempo ferma, inamovibile: “Per la vita che sei riuscito a mettere nel tuo libro, che vorrò leggere e rileggere al capezzale“. Non pensavo che sarebbe stata davvero l’ultima volta che l’avrei vista. La notizia della sua morte mi ha scosso enormemente».