Ong e associazioni italiane, che hanno redatto rapporti alternativi a quello nazionale in materia di diritti umani, sono a Ginevra dove, venerdì 11 ottobre, saranno ascoltate, in pre-sessione, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite in vista della Revisione periodica universale (Upr). Procedura, questa, in virtù della quale tutti i 192 Paesi Onu, compresi gli attuali 47 Stati membri del Consiglio, si sottopongono, ogni quattro anni, a un esame complessivo della situazione dei diritti umani al loro interno.
Presente nella città svizzera anche Yuri Guaiana, presidente di Certi Diritti e responsabile per le questioni transnazionali, per chiedere a 30 Missioni permanenti di sostenere i diritti umani delle persone Lgbti in vista dell’Upr dell’Italia, che avrà luogo, nell’ambito della 34° sessione del Consiglio, il 4 novembre.
A tal fine Certi Diritti, grazie anche al supporto di Ilga World, ha preparato un documento insieme con Arcigay, Centro Risorse Lgbti, OII-Italia e Gaycs Lgbt, la cui sintesi è stata oggetto di presentazione in incontri bilaterali a Ginevra.
Contattato da Gaynews, Yuri Guaiana ha così commentato: «Per un’intera settimana ho fatto incontri bilaterali con i rappresentanti di oltre 30 Missioni permanenti alle Nazioni Unite per chiedere di fare delle raccomandazioni all’Italia sui diritti delle persone Lgbti.
A ogni missione abbiamo chiesto raccomandazioni diverse, tenendo in considerazione le priorità dei vari Stati, il loro rispetto dei diritti umani delle persone Lgbti e varie considerazioni geopolitiche. Tra le richieste avanzate ci sono una legge contro l’omo-transfobia, anche in considerazione delle notizie su un possibile dibattito in Parlamento, una strategia nazionale contro le discriminazioni, il riconoscimento dei figli di genitori dello stesso sesso alla nascita, l’accesso alle adozioni anche a coppie dello stesso sesso e single, il divieto di interventi chirurgici cosmetici su bambini intersex, i diritti delle persone trans e dei richiedenti asilo Lgbti».
I dati dei documenti alternativi, compreso quello delle associazioni Lgbti, confluiranno nel report finale che, basato anche sul rapporto nazionale redatto dal nostro governo e sulla raccolta informazioni operata dallo stesso Unhrc, sarà redatto dal Segretario del Consiglio e da una troika di Stati membri, che, per l’Italia, saranno Sud Africa, Australia e Slovacchia.
Esso sarà distribuito in sessione il 6 novembre e adottato l’8 dalla plenaria, per essere quindi incluso nel rapporto del Consiglio all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il documento conterrà “raccomandazioni” all’Italia in materia di diritti umani. Il nostro Paese potrà accettarle subito o avere tempo, fino a marzo 2020, per sottoporle a valutazione e fare quindi sapere quali definitivamente adottare.