Il Governo ugandese ha oggi annunciato un progetto di legge che comminerebbe, in determinati casi, la pena di morte alle persone omosessuali, affermando che una tale normativa farebbe da deterrente al proliferare dei «rapporti contro natura» nel Paese.
L’esecutivo intende così resuscitare il primitivo disegno di legge che, presentato nel 2009 da David Bahati e più conosciuto come Kill the Gays Bill (perché prevedeva la pena di morte per le persone omossesuali recidive, sieropositive o che avessero avuto rapporto con persone dello stesso sesso di età inferiore ai 18 anni), fu poi approvato dal Parlamento il 20 dicembre 2013 e firmato il 24 febbraio 2014 dal presidente Yoweri Museveni in una forma emendata. Prevedendo, cioè, la sostituzione della pena di morte con quella della prigione a vita. Ma il 1° agosto 2014 tale legge fu ritenuta invalida dalla Corte Costituzionale, perché approvata senza il quorum necessario.
«L’omosessualità non è naturale per gli ugandesi – così il ministro dell’Etica e dell’Integrità Simon Lokodo alla Reuters – ma c’è stato un massiccio reclutamento da parte di persone omosessuali nelle scuole, e in particolare tra i giovani, dove stanno promuovendo la falsità, secondo la quale le persone nascerebbero in quel modo.
La nostra attuale legge penale è limitata. Criminalizza solo l’atto. Vogliamo chiarire che chiunque sia anche coinvolto nella promozione e nel reclutamento deve essere criminalizzato. Coloro che compiono atti gravi saranno condannati a morte».
Lokodo ha affermato che il disegno di legge, che è sostenuto dal presidente Yoweri Museveni, verrà ripresentato in Parlamento nelle prossime settimane e dovrebbe essere votato entro la fine dell’anno. Si è detto ottimista del fatto che dovrebbe passare col quorum necessario (due terzi dei presenti), poiché «abbiamo parlato con i parlamentari e li abbiamo mobilitati in gran numero. Molti sono a favore».
Non si può non rilevare come il Kill the Gays Bill sia da anni fortemente sostenuto dai gruppi neo-pentecostali ed evangelicali in un Paese, di cui ben l’82,4% della popolazione è cristiana e, più dettagliatamente, il 39,3% è cattolica e il 32% è anglicana. Ma proprio la Chiesa cattolica e la Chiesa anglicana del Canada avevano già espresso critiche tra il 2009 e il 2014 al primitivo progetto di legge Bahati.
Su posizioni opposte, invece, e totalmente a sostegno del Kill the Gays Bill, Lucy Akello e Theresa Okafor, che hanno entrambe partecipato, in veste di relatrici, al Congresso mondiale delle Famiglie di Verona.