«Questo è un giorno tragico per i bambini non ancora nati ed è un giorno triste per la nostra democrazia». Ad affermarlo ieri, in una nota, i vescovi cattolici dell’Irlanda del Nord in riferimento alla legalizzazione dell’aborto fino alla 28° settimana e del matrimonio egualitario. A mezzanotte del 21 ottobre è infatti entrato in vigore il Northern Ireland Executive Formation Act che, approvato lo scorso luglio da Westminster, contiene all’interno, in forma di emendamenti, le due specifiche norme.
Conseguenza, questa, della situazione triennale di stallo, in cui versa la nazione costitutiva del Regno Unito, priva di governo locale per la spaccatura insanata tra i principali partiti della coalizione di maggioranza, il Partito unionista democratico (Dup) e lo Sinn Féin, dopo le elezioni del 2 marzo 2017.
«A mezzanotte del 21 ottobre – continuano i presuli – tutta la protezione esplicita per il nascituro fino a 28 settimane di gravidanza è stata rimossa nell’Irlanda del Nord, portando potenzialmente a uno dei regimi di aborto più liberali e non regolamentati al mondo. L’aborto è una brutale violazione del prezioso dono della vita. Il diritto alla vita non ci è dato da alcuna legge o governo. Qualsiasi legge umana che rimuove il diritto alla vita è una legge ingiusta».
I vescovi della provincia ecclesiatica di Armagh, che copre il territorio nord-irlandese e il cui metropolita è l’arcivescovo Eamon Martin (presidente, fra, l’altro della Conferenza episcopale irlandese e primate di tutta l’Irlanda), hanno poi espresso preoccupazione «per la ridefinizione del matrimonio che pone effettivamente l’unione di due uomini, o due donne, alla pari del rapporto matrimoniale tra marito e moglie, che è aperto alla procreazione dei figli».
La responsabilità di quanto successo è tutta, secondo i presuli, dei leader politici locali, che «avevano tutto il tempo e il potere di impedire che questa legislazione draconiana sull’aborto voluta da Westminster fosse introdotta sulla testa dei cittadini nord-irlandesi, ma hanno scelto di non farlo. I cittadini devono ritenere i loro rappresentanti responsabili delle decisioni prese».
Nell’invocare la tutela della «libertà di coscienza degli operatori sanitari» in materia di interruzione di gravidanza, i vescovi nord-irlandesi hanno infine fatto appello «a tutti i partiti locali, perché raddoppino i loro sforzi per ripristinare l’Assemblea e l’Esecutivo condiviso, per dare espressione alla volontà democratica dei cittadini nord-irlandesi e per affrontare l’urgente necessità di costruire una società basata sul rispetto per il diritto alla vita e sull’attenzione per i più bisognosi, che sono maggiormente colpiti dalla perdurante incapacità di chi è stato eletto».