Il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, istituita ufficialmente dal Parlamento europeo con risoluzione del 26 aprile 2007. La data fu scelta per ricordare la decisione dell’Organizzazione mondiale della Sanità di depennare definitivamente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali nella classificazione internazionale (17 maggio 1990).
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Per commemorare quest’importante anniversario, le istituzioni della capitale in collaborazione con le associazioni Lgbti romane hanno ideato e organizzato una serie di eventi pubblici per sensibilizzare la cittadinanza su la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le persone omosessuali, bisessuali, transgender e intersessuali. È nata così la Settimana romana contro l’omotransfobia che, decorrente da sabato 13 a domenica 21 maggio, è stata ufficialmente presentata nella serata d’ieri presso la Fondazione “Venanzio Crocetti”. Numerosi gli interventi, tra cui quelli della psicologa Cristina Leo, della presidente di Agedo Roma Roberta Mesiti e del presidente di Beyond Differences Andrea Tiziano Di Francesco.
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Per saperne di più, Gaynews ha intervistato Cristina Leo, componente del comitato organizzatore.
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Cristina, perché una settimana contro l’omotransfobia?
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La Settimana romana contro l’omotransfobia nasce da una mia proposta di organizzare una serie di eventi in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia che ricorre il 17 maggio. L’idea alla base è quella di far sentire alla comunità Lgbti romana e non solo la presenza delle istituzioni e sostenerla nel contrastare il pregiudizio omotransfobico ancora troppo radicato nella nostra società.
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Avete incontrato difficoltà nell’organizzazione?
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Non ci sono state difficoltà particolari, forse giusto di carattere pratico, legate all’ambizione di organizzare più di 20 eventi in un vasto territorio come quello di Roma.
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Quale supporto si è avuto da parte di Regione, Provincia e Comune?
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Ci siamo relazionati con i territori, con le periferie, quindi con i Municipi romani, che sono spesso zone di frontiera su le varie problematiche sociali. Il Municipio VII, nel quale abbiamo organizzato vari eventi con le associazioni, lo definirei “la roccaforte dei diritti”, la cui presidente Monica Lozzi è una donna di spiccata intelligenza, sensibilità e determinazione. Grande interesse è stato dimostrato da subito anche dall’assessora alle Poliriche Sociali e alla Scuola, Laura Baldassarre, una donna votata per il sociale, di una grande preparazione culturale. Senza il loro supporto istituzionale e l’appoggio della sindaca Virginia Raggi tutto questo non sarebbe stato possibile.
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Quali finalità si spera di raggiungere?
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Gli obiettivi da raggiungere sono tanti. In primis, sensibilizzare la cittadinanza attraverso l’informazione e la conoscenza. Creare una progettualità istituzionale che possa portare Roma Capitale ad essere città dell’accoglienza e dell’inclusione, baluardo contro le discriminazioni di qualsiasi genere.
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Questo il programma ufficiale
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